Workflow #3 – Post Produzione in Photoshop


La terza fase del workflow prevede la finalizzazione dello sviluppo del file RAW in Photoshop, dopo le regolazioni primarie effettuate in Lightroom. L’immagine del Brooklyn Bridge è già molto migliorata rispetto allo scatto iniziale, ma per essere pronta per la pubblicazione sul mercato Microstock ha bisogno ancora di alcune elaborazioni, oltre che di una certa dose di fotoritocco per eliminare alcuni elementi che potrebbero ostacolarne l’approvazione da parte dei selezionatori delle varie agenzie (vedi “aspetti legali” nelle foto stock). Apriamo dunque il file RAW in Photoshop, che riconoscerà automaticamente tutte le modifiche apportate da Lightroom e salvate nel file .xmp associato. L’immagine si presenta come nella schermata seguente:

Post-Produzione PS1


La prima operazione che compio di solito appena apro un’immagine in Photoshop è controllare i valori tonali (dal menu “immagine”->”regolazioni”->”valori tonali”): bisogna infatti controllare che l’istogramma sia distribuito fino ai margini estremi del grafico. Se ciò non accade, significa che l’immagine non utilizza l’intera gamma tonale e verosimilmente avremo un’immagine poco contrastata. La soluzione consiste nel trascinare i cursori del punto di bianco (quello di destra) e del punto di nero (quello di sinistra) fino a farli coincidere con le estremità dell’istogramma. Eventualmente si può utilizzare anche il cursore centrale per regolare la luminosità complessiva dell’immagine nel caso in cui sia stata eccessivamente alterata dalle regolazioni degli altri 2 cursori. Il risultato di questa operazione sarà una immagine più contrastata e meno “nebbiosa”.

Post-Produzione PS2

Altra operazione preliminare che effettuo in questa fase, ma solo per le immagini che ne hanno davvero bisogno, è una passata del filtro Dfine di Nik Software, che permette di ridurre o eliminare il rumore digitale dalle immagini senza alterare troppo ne’ la qualità globale dell’immagine, ne’ tanto meno lo sharpening applicato in precedenza. In buona sostanza è lo stesso tipo di operazione effettuato già in Lightroom con lo strumento di riduzione del disturbo, ma in questo caso l’applicazione è ancora più semplice: basta lanciare il filtro Dfine e attendere qualche secondo: l’immagine sarà ripulita dal rumore digitale in maniera assolutamente impeccabile.


A questo punto passiamo al fotoritocco vero e proprio. Come si può vedere dalla schermata successiva, ci sono diversi difetti che rendono la foto improponibile per la vendita sui siti Microstock.

Post-Produzione PS1bis


Nei cerchi rossi ho evidenziato i seguenti elementi da correggere:

– presenza di persone più o meno riconoscibili: è un elemento che attiene agli aspetti legali di una fotografia ed è una situazione piuttosto comune in street photography e in generale nelle fotografie scattate in prossimità di attrazioni turistiche e monumenti. Difficile scattare in totale assenza di persone e quando ci sono volti riconoscibili è necessario ottenere una liberatoria (release form) dalle persone interessate. Ovviamente la cosa è impossibile trattandosi di persone che non conosciamo e che non saremmo neanche in grado di rintracciare. In questi casi ci sono 2 possibili soluzioni: se l’immagine può essere validamente utilizzata per corredare una notizia (quindi non nel caso della foto del gatto di casa), una soluzione potrebbe essere proporre alle agenzie l’immagine come “editoriale“, il che ci toglierebbe l’obbligo di avere liberatorie da parte delle persone ritratte – seppur incidentalmente – nella nostra foto. Va detto però che non tutte le agenzie accettano immagini editoriali per la vendita online (vedi tabella); l’altra soluzione è ricorrere al fotoritocco per eliminare fisicamente o rendere irriconoscibili le persone presenti nell’immagine.

– altre imperfezioni dell’immagine dovute a riflessi e flares a causa alla luce frontale, oppure macchie di sporco sulla nostra lente e altri difetti che abbassano la qualità dell’immagine in questione rendendola semplicemente inadeguata alla vendita attraverso le agenzie Microstock.

Per risolvere tutti questi problemi occorre molta pazienza e una certa dimestichezza nell’utilizzo degli strumenti “timbro clone“, “pennello correttivo“, “pennello correttivo al volo” e il comando “riempi in base al contenuto“. Il risultato ottenuto dopo il fotoritocco dell’immagine in esempio è visibile nella schermata successiva.

Post-Produzione PS3


L’ultima operazione da compiere è un ulteriore aumento della nitidezza (output sharpening) ottenuto attraverso l’utilizzo della maschera di contrasto (menu “filtro”->”nitidezza”->”maschera di contrasto”) che ci permette di effettuare regolazioni di precisione sul contrasto della nostra immagine.

Giunto a questo punto del workflow è mia abitudine salvare l’immagine in formato PSD (Photoshop): tale formato mi permetterà eventuali rielaborazioni successive senza alcuna perdita di qualità, ripartendo da tutte le regolazioni effettuate finora. Una volta esportato il file in JPG infatti sarà altamente sconsigliabile, in caso di necessità di rielaborazione successiva, lavorare sul JPG stesso. Ogni volta che si salva una immagine in formato JPG il software effettua necessariamente una compressione. Se si modifica un file JPG esportato in precedenza e lo si salva nuovamente, una nuova compressione verrà applicata e così via ad ogni nuovo salvataggio, diminuendo progressivamente la qualità dell’immagine stessa ogni volta che salviamo. Quindi se per caso abbiamo esportato una immagine in JPG e poi ci rendiamo conto che dobbiamo effettuare nuove modifiche o regolazioni, sarà meglio riaprire il file PSD della stessa immagine, fare le modifiche e poi esportare un nuovo JPG. Solo così saremo sicuri di mantenere la massima qualità possibile.

Quindi, tornando al workflow, prima esporto il file in formato PSD, dopodiché esporto una prima versione finale dell’immagine in formato JPG alla massima qualità e senza ulteriori ritocchi, che sarà la mia versione “standard” dell’immagine in questione. A questo punto, volendo divertirsi un po’ e se l’immagine si presta ad ulteriori elaborazioni, è possibile riaprire il file PSD precedentemente salvato e “giocare” con i filtri di Photoshop per creare effetti artistici o semplicemente per dare un look alternativo e di grande impatto all’immagine. Io utilizzo in particolare i filtri Nik Software, e fra essi soprattutto Color Efex Pro per creare effetti davvero suggestivi, oppure Silver Efex Pro per creare immagini in bianco e nero e HDR Efex Pro per realizzare l’effetto HDR a partire da un’immagine singola anziché in photomerge da scatti multipli. Quando sono soddisfatto e ritengo conclusa l’elaborazione del file (sto ancora lavorando sul file PSD) esporto ancora in JPG alla massima qualità una versione diversa per ciascun filtro applicato. Ecco qui di seguito alcune elaborazioni dell’immagine del Brooklyn Bridge con i filtri appena menzionati.

Post-Produzione PS4

Immagine trattata con il filtro Bicolor User Defined di Color Efex Pro

Post-Produzione PS5

Immagine trattata con HDR Efex Pro

Post-Produzione PS6

Immagine trattata con Silver Efex Pro


A questo punto la fase di post-produzione in Photoshop è terminata e mi ritrovo con 4 versioni JPG della stessa immagine: una “standard” che rappresenta la mera esportazione dell’immagine di cui ho completato la post-produzione e il fotoritocco, ma senza l’applicazione di alcun filtro artistico; le altre 3 versioni che sono per l’appunto quelle realizzate con l’applicazione dei filtri Nik Software all’immagine standard (seppur partendo dal file PSD). Tutte e 4 le immagini sono candidate ad essere inviate alle agenzie Microstock, ma a proposito dei filtri va detto che alcune agenzie non amano l’eccessiva manipolazione delle immagini e l’applicazione di filtri artistici, a meno che non si tratti di immagini davvero spettacolari ed efficaci nella loro forza comunicativa. In ogni caso vale la pena di tentare: mi è capitato spesso di ricevere approvazione per la stessa immagine “confezionata” in differenti versioni.

Prima di poter inviare le immagini alle agenzie, dobbiamo però effettuare la cruciale operazione di keywording, ossia di applicazione di parole chiave (attraverso i metadati del file) che permetteranno alle nostre immagini di essere trovate dagli acquirenti nei risultati di ricerca sui siti Microstock.


Vai alla fase successiva del workflow:  

4. Keywording

oppure

Torna alla fase precedente del workflow: 

2. Post Produzione in Lightroom


Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!


Esperto di marketing e comunicazione in una grande azienda del largo consumo italiano, viaggiatore per vocazione, fotografo appassionato, contributor presso le maggiori agenzie microstock internazionali, creatore di Marcor$tock, il blog sul mondo del Microstock e della Fotografia Digitale.