Quali immagini vendere con il Microstock?

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French Polynesia © 2012


[dropcap size=”280%”]Abbiamo visto in altre sezioni del sito cosa significa diventare contributor di un’agenzia Microstock e quali sono i requisiti per registrarsi e iniziare a vendere le proprie immagini online. Prima però di iniziare a sommergere le agenzie con l’invio massiccio e indiscriminato di tutte le foto presenti nel nostro computer, è necessario soffermarsi attentamente su quali immagini siano accettabili per le agenzie e quali abbiano effettive possibilità di generare download e, in definitiva, ricavi per i contributors.

A prescindere dalle inclinazioni e dalle personali preferenze in termini di soggetti fotografati, tutte le immagini proposte alle agenzie Microstock per avere successo devono necessariamente soddisfare 4 tipi di esigenze:

1) possedere i requisiti tecnici di base (risoluzione, formato del file, dispositivo di acquisizione, ecc);

2) essere nella piena disponibilità legale di diffusione da parte del contributor, o comunque al riparo da qualsiasi possibile violazione di altrui diritti d’immagine;

3) essere indicizzate correttamente, ovvero “confezionate” in modo da poter essere facilmente trovate nei motori di ricerca delle agenzie;

4) avere una evidente finalità di utilizzo per i potenziali acquirenti, che si traduce quindi in un effettivo valore commerciale, oltre che essere di qualità impeccabile rispetto gli elementi fondamentali della fotografia (esposizione, composizione, messa a fuoco, ecc)


Per quanto riguarda il primo punto, ovvero i requisiti tecnici dei files, va detto che ogni agenzia ha le sue specifiche, per cui è bene consultare le apposite pagine di ciascun sito per essere certi di non inviare files che verrebbero bocciati a prescindere da qualsiasi valutazione di merito. Fino a qualche anno fa era di fatto obbligatorio acquisire le immagini con una reflex o comunque con macchine ad alta risoluzione (fino a poco tempo fa Alamy aveva addirittura una lista di macchine fotografiche raccomandate), ma al giorno d’oggi è pensabile, seppure ancora non consigliabile, inviare anche immagini scattate con cellulari di moderna concezione. A riprova di questa tendenza, alcune agenzie hanno lanciato specifiche collezioni dei propri database dedicate alle immagini realizzate con gli smartphone, addirittura in alcuni casi favorendole attraverso la promozione di app che consentono di scattare foto, indicizzarle e inviarle in revisione senza bisogno di passare per un computer o una macchina fotografica tradizionale.

Il secondo punto attiene alla sfera di ciò che si può o non si può fotografare (o meglio, i cui diritti di immagine possono o non possono essere venduti), per i quali il rimando è all’approfondimento sugli aspetti legali nella fotografia stock.

Il terzo punto invece è riferito a tutto ciò che costituisce il processo di indicizzazione delle immagini, che passa attraverso la creazione di parole chiave, la modifica dei metadati (titoli, descrizioni) e l’applicazione delle categorie concettuali del file, attività oggetto di approfondimento nel mio tutorial, in particolare nelle sezioni Keywording e Submission del mio personale workflow.

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Skyscrapers in Manhattan © 2013


In questa pagina ci occupiamo invece diffusamente del punto numero 4, il più importante di tutti, ossia: che tipo di soggetti conviene proporre alle agenzie? quali sono le immagini che hanno maggiori possibilità di essere acquistate e quali invece sono immancabilmente destinate al dimenticatoio, se non addirittura alla bocciatura?

Va detto che, anche rispetto al contenuto delle immagini, le agenzie microstock tendono ad avere una certa specificità, ma in generale ci sono alcuni soggetti che, in quanto fortemente “stock oriented”, vanno decisamente bene per qualsiasi agenzia. [pullquote-right]”ci sono alcuni soggetti che, in quanto fortemente stock oriented, vanno decisamente bene per qualsiasi agenzia…”[/pullquote-right]E’ del tutto comprensibile, dopo essere diventati contributors, avere la tentazione di inviare alle agenzie le foto fatte in vacanza o i primi esperimenti di macrofotografia fatti con fiori e piante o ancora la foto del proprio canarino o del gatto del vicino.

[dropcap size=”280%”]Ma la prima domanda da porsi prima di cliccare sul pulsante “upload” è sempre la stessa: “è ragionevole pensare che qualcuno potrebbe mai avere bisogno di una immagine così, tanto addirittura da pagare per averla?“. Se la risposta (onesta) è “si”, la seconda domanda da porsi è: “esistono già in vendita altre immagini come questa, magari anche di miglior qualità?“. Se la risposta è “no”, l’ultima domanda da porsi è: “è tutto a posto con questa foto? Senza mosso, senza fuori fuoco, la composizione e l’esposizione sono impeccabili?“. Se la risposta è “si”, allora la nostra immagine ha del potenziale non solo per poter essere accettata, ma anche per generare download e ricavi da parte degli acquirenti dell’agenzia.


Ma è davvero così semplice valutare il potenziale commerciale di un’immagine? No, soprattutto all’inizio, non lo è affatto. Molti fotografi (per lo meno i non professionisti) tendono a valutare le proprie immagini soprattutto sotto l’influenza delle proprie emozioni, dei propri ricordi legati allo scatto e, in definitiva, del proprio gusto estetico. [pullquote-left]”Molti fotografi tendono a valutare le proprie immagini soprattutto sotto l’influenza delle proprie emozioni”[/pullquote-left]Tutto questo è del tutto legittimo e se così non fosse la fotografia in generale sarebbe più vicina ad una scienza esatta che a una forma d’arte. Ma, per quanto riguarda il microstock e il potenziale commerciale di una foto, il discorso cambia. Si devono guardare le proprie immagini con gli occhi dei potenziali acquirenti e di chi quelle immagini si troverà ad utilizzarle (magari anche a manipolarle) per realizzare un sito web o scrivere un redazionale o ancora stampare un catalogo di prodotti e servizi. [pullquote-right]”E’ molto più facile avere successo con una immagine preparata, studiata e scattata in funzione della possibile vendita microstock, che non con una serie di bellissime immagini personali scattate però senza alcuna finalità commerciale”[/pullquote-right]Quando si riesce effettivamente e sinceramente a mettersi nei panni del potenziale acquirente, molte di quelle immagini che ci sembravano assolutamente perfette ci sembreranno invece irrimediabilmente inadeguate. E’ molto più facile avere successo con una immagine preparata, studiata e scattata in funzione della possibile vendita microstock, che non con una serie di bellissime immagini personali scattate però senza alcuna finalità commerciale.


[dropcap size=”280%”]Se invece volessimo capire quali sono i temi e i soggetti fotografici che generano più download in ambito microstock, una buona idea, ancorché banale, è quella di consultare le classifiche di vendita disponibili sui siti di alcune agenzie, come ad esempio Photodune. In tal modo è possibile studiare dai best-seller, e magari anche imparare qualcosa dai grandi professionisti. L’obiettivo dev’essere però non quello di “imitare” lavori già esistenti, ma lasciarsi ispirare dalla creatività altrui per crearne di propri.

Quanto agli argomenti più gettonati in ambito Microstock, ecco alcuni “classici” di sicuro interesse:

  • il mondo degli affari e dell’economia: immagini di persone a lavoro, in riunione, di mani che si stringono, di gruppi di lavoro, di uffici, di computer, di materiale di cancelleria, di report grafici sull’andamento delle vendite, di grattacieli e palazzi delle downtown finanziarie e così via. Alcuni esempi di utilizzo: siti di banche e società finanziarie, assicurazioni, studi legali e altre aziende; redazionali sul mondo del lavoro o dell’economia in generale.
  • concetti e metafore: le dita di una mano che digitano su un tablet esprimono efficacemente concetti come tecnologia, comunicazione, connettività, strumenti di lavoro; il sorriso affabile di una donna con auricolare e microfono a caschetto esprime bene concetti come servizio clienti, assistenza post-vendita, segreteria, call-center e così via;
  • cibi e bevande: composizioni particolari di piatti pronti, cibi etnici, ingredienti per la preparazione; si pensi all’uso su blog di cucina, nei libri di ricette o per redazionali sull’alimentazione;
  • case e appartamenti, interni, forniture e arredi. Applicazioni pratiche nel mondo dell’immobiliare, per la realizzazione di cataloghi o di siti internet, oppure nel mondo del bricolage e delle riparazioni;
  • persone in tipiche tenute da lavoro non finanziario, come ad esempio un meccanico, un cuoco, un giardiniere, un barista, un commesso, un rappresentante, un idraulico o un elettricista. Applicazioni ovvie su siti internet che offrono lavori di questo tipo, oppure cataloghi o altro materiale pubblicitario per negozi;
  • medici, ospedali, specialisti, personale sanitario: le applicazioni nell’ambito della salute delle persone sono innumerevoli, dalle cliniche alle case farmaceutiche, dalle associazioni mediche alle società che offrono assicurazioni sanitarie;
  • sportivi, atleti, agonismo: non solo applicazioni giornalistiche e redazionali, ma anche in ambito commerciale, negozi, società sportive, siti di scommesse, ecc;
  • luoghi famosi, città, mezzi di trasporto, bagagli: applicazioni nell’industria del turismo, agenzie di viaggi, tour operator, cataloghi, compagnie aeree, alberghi e strutture ricettive; possibilità anche di applicazioni redazionali, come ad esempio a corredo di articoli o notizie riferite a specifiche località geografiche.

Questi invece alcuni esempi di soggetti tipicamente inflazionati, per i quali non è neanche il caso di scomodarsi a inviare le immagini, a meno che non siano particolarmente originali e innovative nella composizione o magari di qualità davvero eccezionale, che possano distinguersi dalla massa:

  • bandiere
  • fiori, piante e frutti comuni
  • sfondi e textures banali (es. asfalto, muro di mattoni, ecc)
  • albe, tramonti e panorami comuni senza un significato simbolico evidente
  • animali domestici

In conclusione, alcune considerazioni sull’efficacia delle immagini per il microstock, valide a monte per qualsiasi tipo di soggetto fotografico:

è necessario che l’immagine esprima chiaramente un concetto. Non è tanto importante emozionare, quanto comunicare efficacemente un messaggio. Una persona qualunque che cammina in una strada qualunque senza alcuna particolarità nel vestiario o nell’ambientazione, non trasmette assolutamente nulla. [pullquote-right]”Non è tanto importante emozionare, quanto comunicare efficacemente un messaggio”[/pullquote-right]Una persona vestita con un completo da manager, con la valigetta in una mano intento a stringere la mano ad un suo collega sullo sfondo di una sala riunioni, trasmette l’idea di un incontro di lavoro andato a buon fine o di un accordo raggiunto e può essere l’immagine della homepage di una banca, di un’agenzia assicurativa o di uno studio legale;

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– l’ausilio di illustrazioni, per chi non è soltanto fotografo ma è bravo anche con la grafica, aumenta a dismisura la possibilità di creare immagini concettuali di grande impatto, laddove l’unico limite diventa la propria fantasia e creatività, con possibilità di utilizzo praticamente sconfinate;

DSC_6201– l’elemento umano nelle immagini microstock è indubbiamente un aspetto molto importante, perché permette di descrivere un maggior numero di situazioni in maniera anche molto semplice ed accattivante, molto più che servendosi unicamente di situazioni astratte, oggetti e illustrazioni; va ricordato però che la presenza di persone riconoscibili nelle immagini microstock implica la necessità di disporre delle opportune liberatorie (vedi aspetti legali in fotografia stock).

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Tutte le considerazioni viste fin qui non devono essere viste come un diktat assoluto, soprattutto per chi si cimenta con il microstock per la prima volta: è normale sbagliare, sopravvalutarsi, poi deprimersi per le prime bocciature, poi entusiasmarsi di nuovo per le prime approvazioni, col rischio di tornare a sopravvalutarsi di nuovo. E’ un percorso quasi obbligato per chi intende fare sul serio col microstock. Ma è bene tenere a mente alcuni di questi principi, soprattutto per evitare di esagerare e inviare alle agenzie qualsiasi immagine in nostro possesso senza alcun criterio: è sbagliato pensare che non ci sia nulla da perdere nel farlo, “tanto, male che va, mi dicono di no“. Molte agenzie (quasi tutte in verità) penalizzano fortemente i contributors che hanno basse percentuali di approvazione, imponendo ad esempio limiti molto restrittivi nella quantità giornaliera o settimanale di immagini che è possibile inviare per la revisione. [pullquote-left]”Quasi tutte le agenzie penalizzano fortemente i contributors che hanno basse percentuali di approvazione”[/pullquote-left]In alcuni casi c’è il rischio di essere addirittura considerati “spammers”, con la possibilità di vedersi sospeso o cancellato l’account dall’agenzia.

Detto questo, le regole sono fatte anche per essere derogate di tanto in tanto e… se hai una immagine davvero straordinaria, che ti emoziona e di cui sei sinceramente orgoglioso, anche se non pensi che possa avere un reale sbocco commerciale, vale la pena inviarla comunque per la revisione. Se passa, stai pur certo che quell’emozione prima o poi raggiungerà anche qualche acquirente e la soddisfazione personale a quel punto varrà molto più di qualsiasi commissione ricevuta per immagini più “stock oriented”.


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Esperto di marketing e comunicazione in una grande azienda del largo consumo italiano, viaggiatore per vocazione, fotografo appassionato, contributor presso le maggiori agenzie microstock internazionali, creatore di Marcor$tock, il blog sul mondo del Microstock e della Fotografia Digitale.

 

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