Promozione e Referral nel Microstock

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Abbiamo visto in altre pagine quali immagini inviare alle agenzie Microstock, come risolvere gli aspetti legali e come vengono calcolate e pagate le commissioni ai contributors. A questo punto potrebbe sembrare che non resti null’altro da fare che attendere mese per mese il pagamento delle commissioni, limitandosi a caricare periodicamente nuove immagini nella speranza di incrementare il proprio portfolio e i propri guadagni. E in qualche modo questa è effettivamente una possibilità.

Ci sono però alcune attività di “marketing” che possono aiutare ad incrementare ulteriormente i guadagni legati all’attività microstock: intanto la promozione del proprio portfolio, in modo da massimizzarne l’esposizione online e, in definitiva, aumentarne la capacità di generare download; in secondo luogo, l’utilizzo dei sistemi di referral e dei programmi di affiliazione proposti da quasi tutte le agenzie. Vediamo nel dettaglio come usare questi strumenti al meglio.

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Come promuovere il proprio portfolio online

Esistono vari modi per promuovere i propri lavori online, più o meno efficaci a seconda del mezzo utilizzato, ma in ogni caso con il vantaggio di aumentare l’esposizione del proprio portfolio e favorire un numero maggiore di download. Va detto che bisogna in tutti i casi evitare di fare spamming, inoltrando il link al proprio portfolio a destra e a manca senza criterio, perchè possono verificarsi effetti addirittura controproducenti sulle performance delle nostre immagini. Ecco i principali strumenti di promozione online:

1. Social Network

Ricorrere ai social network per promuovere il proprio portfolio è un modo molto efficace per generare viralità e favorire quel meccanismo di word-of-mouth che può far aumentare molto rapidamente l’esposizione dei propri lavori. Bisogna ricordare però che i motori di ricerca di alcune agenzie microstock (Shutterstock e Fotolia ad esempio) tendono col tempo a penalizzare le immagini con un rapporto visite/download molto elevato (molte visite, pochi download), per cui è bene evitare di esagerare nella promozione delle singole immagini presso utenti presumibilmente non interessati all’acquisto, preferendo invece la promozione del proprio portfolio in toto.

Facebook è sicuramente il network più popolare e diffuso, ma è anche quello più “delicato” da utilizzare nel promuovere il proprio portfolio: è senz’altro utile per condividere la propria esperienza con gli amici, oppure per creare gruppi di discussione ed alimentare la cultura sull’argomento microstock, ma è un po’ più difficile pensare di raggiungere direttamente clienti interessati all’acquisto delle immagini. E’ comunque opportuno, nel caso si decida di pubblicare le proprie immagini su Facebook, aggiungere un watermark che protegga da qualsiasi uso non autorizzato delle immagini stesse e fornire un link alla stessa immagine in vendita sui siti microstock.

Fra gli altri social, Twitter è probabilmente quello che permette di entrare in contatto con più “estranei”, accomunati da argomenti di interesse, come ad esempio la fotografia e il mondo microstock, attraverso l’utilizzo degli hashtags. Anche in questo caso è bene non esagerare con lo “spam” dei propri lavori. Pinterest è probabilmente il social più “virale”, anche se di minor diffusione rispetto a Facebook e Twitter, mentre Google Plus promette di ottenere migliori risultati nell’indicizzazione dei contenuti nei motori di ricerca (per ovvi motivi di “familiarità” con Google).

A prescindere dal sito scelto (ma perchè non tutti?), il meccanismo di promozione attraverso i social network è piuttosto semplice: si pubblicano articoli o post accompagnati da una propria immagine microstock, con il link (diretto o referral) alla stessa immagine in vendita presso le agenzie, o meglio ancora all’intero proprio portfolio (per non inflazionare inutilmente le visite alla singola immagine). [pullquote-right]”i motori di ricerca sono in grado di “attingere” notizie e segnali direttamente dai social network”[/pullquote-right]Ovviamente non ci si aspetta che siano i propri amici di Facebook ad andare ad acquistare quella immagine. Ma il web in generale e i motori di ricerca in particolare sono in grado di “attingere” notizie e segnali direttamente dai social network, dando quindi visibilità a post e immagini anche verso potenziali clienti “in giro” sulla rete.


2. Community fotografiche

Le community fotografiche come 500px, Flickr, Picasa, Instagram, EyeEm, sono concepite per una condivisione di contenuti prettamente “no profit”, ossia per semplice passione verso la fotografia e per gli argomenti ad essa correlati. In realtà Flickr già da qualche anno sta perseguendo una interessante partnership con Getty Images, permettendo ai suoi utenti di rendere disponibili le proprie immagini per l’eventuale vendita tramite la celebre agenzia stock. Anche nel caso delle community fotografiche il meccanismo di promozione del proprio lavoro è piuttosto semplice (post di foto con watermark + link diretto o referral), ma in questo caso è meglio essere estremamente selettivi nella scelta delle immagini da postare, in quanto la sensibilità di queste community verso le immagini di qualità è veramente notevole e immagini banali o poco interessanti rischierebbero di venire ignorate, sovrastate da immagini di qualità superiore.

Anche quando si partecipa a forum in cui si discute di fotografia, laddove permesso, è utile inserire nella propria firma ai messaggi il link verso il proprio portfolio online.

3. Proprio sito internet

Mettere il proprio portfolio in mostra attraverso la realizzazione di un sito internet dedicato è indubbiamente il modo più diretto e professionale di promuovere il proprio lavoro. Ci si può rivolgere a templates (anche gratuiti) se non si è pratici di programmazione web, ma è preferibile avere una grafica personalizzata e distintiva. Per quanto riguarda hosting e dominio, meglio spendere qualcosa per avere un hosting professionale e un dominio personalizzato. Il sito è una vetrina e deve rappresentare al meglio il proprio lavoro, soprattutto se si vuole investire in questo settore con ambizioni che vanno anche oltre la logica del microstock.

4. Proprio Blog

Mantenere un proprio blog è una buona idea per condividere in maniera più dinamica i propri lavori e la propria esperienza. A differenza del sito internet, che deve essere una vetrina “seria” in cui esporre le proprie immagini, il blog può essere uno strumento più informale, divertente e coinvolgente per condividere il proprio portfolio. Scrivere articoli d’interesse, favorendo magari l’interazione con gli utenti del blog, corredandoli con immagini tratte dal proprio portfolio è sicuramente un modo più efficace per “spiegare” i propri lavori e presentarli in una veste più operativa. Nel caso in cui sia difficile trovare il tempo (o la voglia, o la capacità) di scrivere contenuti, è possibile realizzare anche un semplice blog fotografico, in cui dare ampio risalto soprattutto alle immagini. Ma ovviamente un blog con articoli interessanti è più rilevante e “lancia più segnali” nel web che possano essere catturati dai motori di ricerca attraverso il meccanismo della SEO.

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Programmi di Affiliazione (Referral)

Quasi tutte le agenzie microstock propongono ai propri contributors il programma referral, ossia la possibilità di “presentare” nuovi iscritti, siano essi nuovi clienti dell’agenzia o nuovi contributors. Questa vera e propria attività di marketing da parte dei contributors viene remunerata dalle agenzie con particolari commissioni calcolate sulle percentuali degli acquisti effettuati dai clienti oppure delle vendite effettuate dagli autori presentati. Ogni agenzia offre politiche di referral e commissioni leggermente diverse (consultare la tabella comparativa per il confronto):

  • alcune di esse ad esempio non consentono la possibilità di presentare contributors, ma soltanto clienti; altre invece permettono di presentare entrambe le categorie di soggetti;
  • l’entità delle commissioni differisce da agenzia ad agenzia;
  • la durata del periodo di referral è anch’esso variabile: le commissioni sui soggetti presentati durano solo un certo periodo di tempo o valgono per un certo numero di atti (d’acquisto o di vendita) e variano anch’essi da agenzia ad agenzia;
  • altre agenzie, come Dreamstime e Depositphotos, pagano un fisso una tantum per l’inserimento di banner o pulsanti personalizzati dell’agenzia nel proprio sito o blog.


Bisogna tener presente che in generale le commissioni derivanti da referral non permettono grandi guadagni: è solo un modo per “arrotondare” e per promuovere il proprio portfolio, oltre che i siti delle varie agenzie. Ma come funziona un referral link in concreto?

In generale un referral link è composto dall’indirizzo “pulito” della homepage dell’agenzia (o di qualunque altra pagina interna al sito) accompagnata dal suffisso che identifica il nostro account di contributor. Ad esempio, il mio referral link alla homepage di fotolia è https://it.fotolia.com/partner/203337779

Quando si clicca su questo indirizzo, si viene indirizzati direttamente sulla homepage di Fotolia, senza alcuna conseguenza per chi naviga. In realtà Fotolia in questo modo registra la provenienza del visitatore del sito e lo qualifica come presentato dall’utente “203337779“. A quel punto, attraverso i cookies e limitatamente a un certo periodo di tempo, quando quell’utente si collegherà al sito Fotolia per acquistare una foto, una percentuale del prezzo di acquisto di quella immagine verrà riconosciuta al “referrer”. Ovviamente il giochino non funziona se i cookies sono disabilitati. In teoria il referral link può essere indirizzato anche sulla pagina del nostro portfolio, nonchè su singoli lavori nostri o addirittura di altri contributors. E’ sufficiente aggiungere il suffisso relativo al proprio account per far si che quel link ci qualifichi automaticamente come “referrer”.

Una doverosa precisazione riguarda la differenza fra referral links e direct links: a differenza dei primi, questi ultimi sono link “puliti”, non associati cioè al nostro codice referral. In questo senso, non portano alcun guadagno aggiuntivo, ma servono soltanto ad indirizzare gli utenti verso le pagine che ci interessano. Perchè utilizzarli allora? Perchè il meccanismo SEO utilizzato dai motori di ricerca tende a penalizzare i referral link, che per questo motivo saranno più difficilmente “intercettati” e quindi resi visibili dai motori nei risultati di ricerca. Se l’obiettivo è quindi quello di far conoscere i propri lavori, un direct link sarà più efficace nel generare visite in quanto comparirà più facilmente anche nei risultati di ricerca, mentre un referral link sarà efficace nel generare commissioni aggiuntive, ma sarà visualizzato verosimilmente soltanto dalle persone a cui viene inviato o che vengono esposte direttamente al link stesso.


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Esperto di marketing e comunicazione in una grande azienda del largo consumo italiano, viaggiatore per vocazione, fotografo appassionato, contributor presso le maggiori agenzie microstock internazionali, creatore di Marcor$tock, il blog sul mondo del Microstock e della Fotografia Digitale.