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15 Dicembre 2017Barcellona è indubbiamente una delle città più belle e interessanti del mondo. Pianificare una vacanza a Barcellona significa mettere in conto almeno 4-5 giorni per poter godere almeno delle attrazioni principali che questa incredibile città offre ai suoi visitatori. Fra i tanti motivi di interesse della capitale catalana, un posto principale lo occupa senza dubbio l’architettura modernista che caratterizza moltissimi degli edifici di maggior interesse della città. Il modernismo catalano Il modernismo catalano è uno stile architettonico sviluppatosi a Barcellona fra il finire dell’800 e il primo trentennio del ‘900, più o meno in corrispondenza con la nascita in Belgio e Francia del movimento artistico e filosofico Art Nouveau, declinato poi in tutta Europa con altre denominazioni, come ad esempio lo Jugendstil in Germania, lo Stile Liberty in Italia e, per l’appunto, il Modernismo in Spagna. A Barcellona lo stile modernista è veramente disseminato ovunque, ed è possibile riconoscerlo in una infinità di elementi, dagli edifici più famosi fra cui residenze, chiese e addirittura un ospedale, ad altri elementi più comuni come negozi, farmacie, lampioni e panchine. Questa grande diffusione di elementi modernisti si deve all’opera di oltre cento architetti che hanno operato nella capitale della Catalogna. Fra questi, i più famosi sono Lluís Domènech i Montaner, Josep Puig i Cadafalch e, soprattutto, Antoni Gaudí. L’itinerario modernista Questo itinerario, denominato in catalano “Ruta del Modernisme”, è segnalato da un simbolo presente per le strade di Barcellona, in corrispondenza di circa 120 opere in stile modernista, fra cui le più note opere di Gaudí come Casa Batlló, Casa Milà (La Pedrera), la Sagrada Família, il Parc Güell, il Palau Güell, la Casa Vicens e la Colonia Güell poco fuori Barcellona, oppure il Palau de la Música Catalana e l’Hospital de Sant Pau di Domènech i Montaner, o ancora l’Arco di Trionfo, il Parc de la Ciutadella, Plaça Reial e molti altri siti d’interesse. Visitarli tutti richiederebbe parecchi giorni e molti turisti si trovano quindi di fronte alla necessità di dover personalizzare il proprio itinerario selezionando soltanto i siti di maggior interesse. Avendo a disposizione una singola giornata, il mio consiglio è quello di concentrare gli sforzi su quello che probabilmente è il più classico degli itinerari modernisti, comprendente in particolare gli edifici più famosi di Antoni Gaudí che sono situati in una zona piuttosto circoscritta della città e quindi raggiungibili facilmente a piedi. Sto parlando di Casa Batlló, Casa Milà, la Sagrada Família e il Parc Güell. Il mio photowalk sulle tracce di Gaudí Questo photowalk si è svolto ad Agosto 2017, durante la mia ultima vacanza a Barcellona, città che avevo già avuto modo di visitare in passato quando però ancora il mio interesse per la fotografia era poco più che un hobby e non era ancora sfociato in una vera e propria attività professionale. Sono tornato quindi a Barcellona con “gli occhi del microstocker” e una attrezzatura fotografica molto più adatta a catturare al meglio tutti gli incredibili stimoli visivi che questa città sa regalare, pronto a realizzare un gran numero di immagini per arricchire il mio portfolio di lavori online. Ho dedicato un’intera giornata all’esplorazione degli edifici più noti di Gaudí, dividendo la mattina fra Casa Batlló e Casa Milà su Passeig de Gràcia nel quartiere dell’Eixample e proseguendo nel pomeriggio con la Sagrada Família e il Parc Güell, sfruttando tutte le ore di sole che il mese di agosto fortunatamente regala. Una piccola curiosità: alcuni luoghi di questo photowalk, in particolare Casa Milà e la Sagrada Família, appaiono come location nel bestseller “Origin” di Dan Brown pubblicato ad Ottobre 2017. C’è quindi da aspettarsi che la popolarità di questi luoghi, peraltro già straordinariamente famosi, crescerà ulteriormente col prevedibile successo editoriale del libro e la più che probabile trasposizione cinematografica di Ron Howard con Tom Hanks ancora una volta protagonista nei panni del professor Robert Langdon. Gaudí e gli aspetti legali nel Microstock Bisogna fare una doverosa premessa: l’architettura modernista e in particolare i capolavori di Gaudí sono un argomento piuttosto delicato quando si parla di fotografia stock. E’ una di quelle cosiddette “aree grigie” in cui è difficile avere riferimenti precisi e univoci da seguire per non correre il rischio di incappare in problemi di natura legale e di architettura protetta. Prima di effettuare la submission delle immagini realizzate in questi luoghi è bene informarsi su ciò che è possibile mettere in vendita con licenza commerciale, cosa invece richieda necessariamente una licenza editoriale (e un format di descrizione specifico) o infine quali soggetti non siano accettabili ne’ con licenza commerciale ne’ con quella editoriale. Facendo una semplice ricerca degli edifici di Gaudí nei motori delle agenzie microstock più importanti si hanno risultati piuttosto controversi e disorientanti: alcuni edifici (addirittura gli interni) sono presenti con licenza commerciale su alcune agenzie mentre su altre non sono presenti affatto, mentre altri edifici sono presenti solo con licenza editoriale e solo su alcune agenzie. Viene da pensare che ogni agenzia gestisca in maniera differente questo tipo di contenuti, pertanto nel dubbio si potrebbe essere tentati di inviare in submission tutte le proprie immagini sui lavori di Gaudí indiscriminatamente, lasciando alle singole agenzie l’onere di approvare o rifiutare i files secondo le proprie specifiche linee guida. Ma c’è da considerare la più che probabile ipotesi che i revisori di alcune agenzie approvino per errore contenuti che andrebbero invece respinti per motivi legali. A quel punto il rischio è tutto in capo al contributor, perché notoriamente le agenzie microstock non tutelano in alcuno modo gli autori da possibili dispute legali inerenti ai propri files. Ne vale la pena? Sicuramente no. Cosa fare quindi? Fortunatamente le specifiche restrizioni legali sull’architettura di Gaudí sono presenti nell’elenco non esaustivo fornito da Shutterstock disponibile a questo link: https://goo.gl/YL6SJY. Essendo Shutterstock la principale agenzia microstock al mondo, credo che sia attendibile prendere come riferimento le sue linee guida su questo argomento. Per la cronaca anche Adobe Stock (Fotolia) cita esplicitamente Gaudí nel suo elenco di restrizioni (https://goo.gl/YtBPUV), ma lo fa in modo molto meno dettagliato rispetto a Shutterstock, limitandosi a dichiarare tutti gli “edifici di Gaudí” senza distinzione di sorta come non accettabili con licenza commerciale (l’unica peraltro disponibile in Fotolia, che notoriamente non gestisce contenuti editoriali). Riassumendo quindi le indicazioni di Shutterstock sulle limitazioni legali relative agli edifici di Gaudí, con distinzione fra riprese in interno o all’esterno degli edifici: Casa Batlló Interni NO Esterni NO Casa Milà / La Pedrera Interni NO Esterni SI, solo editoriale NO* Sagrada Família Interni NO Esterni SI, solo editoriale Parc Güell SI, sia commerciale che editoriale *Aggiornamento (15/12/2017): Shutterstock mi ha appena scritto un’e-mail con le loro scuse per aver disattivato tutte le mie immagini con l’esterno di Casa Milà, nonostante le avessi presentate come editoriali, secondo le loro linee guida. Dicono che non accettano più immagini per Casa Milà, né sotto licenze commerciali ne’ editoriali, così come già avviene per Casa Batlló. Dicono che aggiorneranno presto le loro linee guida. Per maggiori approfondimenti sugli aspetti legali nel microstock, ti consiglio di leggere il mio articolo su questo importante argomento. Orientamento Il photowalk si è svolto interamente nei 2 quartieri adiacenti di Eixample e Gràcia, in pieno centro di Barcellona. Si parte da Plaça de Catalunya, a due passi dalla Rambla e cuore nevralgico di tutti i collegamenti cittadini e si raggiunge con una breve camminata il magnifico Paseo de Gracia (in catalano Passeig de Gràcia), il più bello ed elegante fra i viali della capitale catalana, ricco di meravigliose residenze private ed alberghi di lusso: notevole ad esempio Casa Fuster, edificio modernista creato da Lluís Domènech i Montaner in cui ho avuto occasione di soggiornare durante un mio precedente viaggio a Barcellona nel 2006. Il Passeig de Gràcia è anche una celebre via dello shopping con le firme internazionali più prestigiose e sono innumerevoli gli edifici di interesse e in stile modernista che si incontrano risalendolo in direzione nord, a cominciare da Casa Batlló, probabilmente la più celebre residenza privata realizzata da Gaudí. Proseguendo sul viale, a circa 4 isolati di distanza, si trova la famosa Casa Milà, anche conosciuta come La Pedrera. Da qui, con una passeggiata di circa 20 minuti lungo Carrer de Provenca attraversando anche la Avinguda Diagonal, una delle strade più grandi di Barcellona, si giunge alla Sagrada Família, capolavoro ancora incompiuto di Gaudí e simbolo autentico di Barcellona. L’ultima tappa del photowalk è il Parc Güell, situato nel quartiere Gràcia e posto a circa mezz’ora di cammino dalla Sagrada Família: è preferibile compiere questo tragitto con un mezzo di trasporto, visto che l’ultimo tratto fino al Parc Güell è in discreta salita. Casa Batlló Casa Batlló è stata costruita in 2 anni, fra il 1904 e il 1906 ad opera di Gaudí su commissione del ricco industriale Josep Batlló da cui la residenza prende il nome, ed è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 2005. Dalla fine del ‘900 è stata aperta al pubblico ed è attualmente uno dei musei più visitati in assoluto di Barcellona. Come detto in precedenza, secondo Shutterstock la Casa Batlló è un soggetto di architettura protetta per il quale non è possibile accettare per la vendita immagini o video ne’ con licenza commerciale ne’ con quella editoriale. Sembrerebbe pertanto perfettamente inutile visitarla con l’obiettivo di realizzare immagini per il microstock. Si tratta però di una fra le più importanti attrazioni di Barcellona e fare un viaggio nella capitale catalana senza vedere Casa Batlló significa perdersi un’esperienza indimenticabile. Qui di seguito una serie di immagini ottenute cercando “casa batllo” su Shutterstock, evidentemente approvate nonostante le linee guida non lo prevederebbero (ci sono comunque oltre 800 occorrenze fra i risultati di ricerca…): Anche su 123RF facendo la stessa ricerca si ottengono parecchi risultati a riguardo. Nel caso di questa agenzia però le immagini di Casa Batlló, sia interne che esterne, vengono accettate con licenza editoriale: Inoltre, anche volendo interpretare in maniera rigida le linee guida di Shutterstock, non è del tutto vero che non sia possibile comunque portarsi a casa qualche immagine commercialmente valida, in quanto l’eccezionale posizione di Casa Batlló sul Passeig de Gràcia permette di avere a disposizione suggestive inquadrature di questo incredibile viale simbolo di un intero movimento artistico. Qui di seguito 3 mie immagini di Passeig de Gràcia in vendita su Shutterstock: Casa Milà – La Pedrera Così come Casa Batlló, anche Casa Milà è stata costruita da Gaudí su commissione di un ricco uomo d’affari (Pere Milà i Camps) ed è stata completata nel 1912. Si trova su Passeig de Gràcia a pochi isolati da Casa Batlló, da cui è possibile raggiungerla con una breve passeggiata di 10 minuti. Ha un aspetto esterno molto imponente, grazie alla presenza di 3 facciate principali, di cui una ad angolo fra Passeig de Gràcia e Carrer de Provenca. La caratteristica più evidente dell’edificio è la presenza di suggestive forme ondulate su pietra grezza, che fanno pensare a una forma scolpita dalla forza erosiva del vento e del mare. Proprio questa plasticità delle forme ha ispirato il soprannome di questo edificio, dai catalani chiamato “La Pedrera”, ossia cava di pietra. Molto interessanti anche gli interni di Casa Milà, sebbene molto più “normali” rispetto agli interni da fiaba di Casa Batlló. La visita dell’interno di Casa Milà però è l’unico modo per accedere all’incredibile tetto, un vero e proprio museo a cielo aperto, con passaggi sfalsati, nicchie e camini concepiti come complessi scultorei di grande effetto. Proprio sul tetto di Casa Milà è ambientata una delle scene più adrenaliniche del romanzo Origin di Dan Brown, con una sparatoria fra le sculture e una rocambolesca fuga in elicottero. In particolare le caratteristiche ciminiere a forma di sentinelle con l’elmetto, denominate “spaventa streghe”, sono uno dei simboli più iconici di Casa Milà e di tutta Barcellona. Pare che perfino George Lucas sia rimasto talmente colpito da queste sculture da prenderle a modello (ed in effetti la somiglianza è notevole) per le unità d’assalto d’élite dell’Esercito imperiale di Palpatine, nella leggendaria saga fantascientifica di Guerre Stellari. La Sagrada Família Nella lingua catalana, il nome completo di questo edificio è Temple Expiatori de la Sagrada Família. Si tratta senza dubbio del principale simbolo di Barcellona, al pari del Colosseo per Roma e della Tour Eiffel per Parigi, nonché del monumento di gran lunga più visitato in tutta la Spagna. Gaudí ha lavorato alla realizzazione di quest’opera a partire dal 1886 per circa 40 anni, di cui i suoi ultimi 15 in via esclusiva e fino alla sua tragica morte avvenuta nel 1926 proprio nei pressi della basilica. E’ impressionante sapere che un edificio così famoso e importante, riconosciuto patrimonio dell’UNESCO nel 1984 e consacrato nel 2010 come basilica minore da Papa Benedetto XVI sia in realtà un’opera ancora in larga parte incompiuta. Basti pensare che ancora nel 2017 risultano completate soltanto le 2 facciate laterali della chiesa, mentre la facciata principale (detta Facciata della Gloria) è ancora ben lontana dall’essere realizzata. Inoltre, soltanto 8 delle 18 torri previste sono attualmente visibili e la torre principale (Torre di Gesù) che sorgerà al centro della chiesa sarà alta 172,5 metri, quasi il doppio rispetto alle torri attualmente completate. Tutto ciò significa che l’immagine che siamo abituati a vedere della Sagrada Família è da considerarsi assolutamente temporanea e l’aspetto complessivo dell’edificio è destinato a cambiare sostanzialmente man mano che la costruzione verrà ultimata. Le previsioni ipotizzano la data di completamento nel 2026, a 144 anni dalla posa della prima pietra e a 100 anni esatti dalla morte di Gaudí, ma poiché i lavori procedono soltanto grazie a donazioni private piuttosto discontinue (nonché ai proventi dei costosissimi biglietti d’ingresso richiesti ai visitatori), sembra molto probabile che per concludere il progetto saranno necessari altri anni, spostando la data di inaugurazione in avanti ben oltre il 2030. Facciata della Natività È la più antica delle facciate della Sagrada Família, l’unica che Gaudí ha potuto vedere quasi finita prima di morire, essendo stata completata nel 1930. Come dice il nome, la facciata è dedicata alla nascita di Gesù e pertanto tutte le sculture e gli elementi architettonici che la caratterizzano sono pervasi da uno spirito gioioso e inneggiante alla vita. Notevoli i 3 portali riccamente decorati e l’abbondanza di simboli e altri elementi di interesse. Facciata della Passione Completamente opposto è lo spirito dietro la realizzazione della Facciata della Passione, dedicata per l’appunto alla Passione di Cristo. Si tratta di una facciata molto austera e cupa, con poche decorazioni e con pilastri che ricordano ossa umane, tendini e muscoli, a simboleggiare la sofferenza di Gesù durante la crocifissione. Costruita fra il 1954 e il 1976 secondo i disegni lasciati da Gaudí, questa facciata restituisce in chi la guarda un senso di ansia e di oppressione che si rispecchia anche nei gruppi scultorei posti intorno ai portali. Interni, Torri e dintorni della Sagrada Família Gli interni della Sagrada Família – sebbene non utili dal punto di vista microstock visto che sono protetti da qualsiasi utilizzo sia commerciale che editoriale – sono altrettanto impressionanti e interessanti da visitare ed è assolutamente consigliabile usare almeno una audioguida e spendere minimo una mezz’ora per poter apprezzare pienamente tutti gli innumerevoli elementi di interesse. La visita alla Sagrada Família permette volendo anche la salita su una delle 2 torri visitabili (una per ciascuna facciata), da cui poter ammirare un incredibile panorama sul centro di Barcellona, anche se per la loro struttura le torri sono un po’ claustrofobiche avvicinandosi alla cima. Inoltre, ma ammetto che si tratta di una perplessità molto personale, guardare il panorama di Barcellona dalla cima della Sagrada Família significa avere un panorama della città in cui la Sagrada Família non c’è! E’ un po’ come guardare il panorama di Manhattan dalla cima dell’Empire State Building: molto meglio il panorama visto dalla cima del Rockefeller Center, da cui si può vedere “anche” l’Empire. Ai lati del complesso architettonico della Sagrada Família sono presenti 2 piccoli parchi urbani. Quello rivolto verso ovest è detto Plaça de la Sagrada Família, mentre quello rivolto ad est, riconoscibile anche per la presenza di un piccolo laghetto, è chiamato Plaça de Gaudí. Il mio consiglio è di andarsi a posizionare in quest’ultimo parco per poter godere di una visuale privilegiata sulla facciata della natività, con tanto di riflessi sul pittoresco laghetto centrale. Parc Güell Questo incredibile parco delle meraviglie si trova nella parte alta del quartiere Gràcia, ai piedi della montagna del Carmel. Fu progettato da Gaudí su commissione del suo amico e mecenate Eusebi Güell, ricco imprenditore e politico catalano di fine ottocento. Il modo più pratico per arrivare al Parc Güell dalla Sagrada Família è prendere un autobus fino alla Travessera de Dalt e risalire a piedi Carrer de Larrard fino al parco. Fra l’altro, proprio su Carrer de Larrard è presente un piccolo museo chiamato Gaudí Experiencìa (con ingresso gratuito per i possessori della tessera Barcelona Pass) che, avendo una ventina di minuti a disposizione, consente di fare una sosta per vedere un breve spettacolo in 4D sui principali capolavori di Gaudí. Il Parco è diviso sostanzialmente in 2 zone: una zona libera, per la quale non è richiesto alcun biglietto di accesso, e una zona monumentale, per la quale non solo è necessario pagare il biglietto ma è fortemente consigliata anche la prenotazione online con qualche giorno di anticipo: gli accessi alla zona monumentale sono infatti a numero chiuso e in base ad orario prestabilito. C’è un minimo di tolleranza per il ritardo, ma è meglio essere puntuali per non rischiare di perdere il biglietto acquistato o dover fare lunghe file per entrare. I padiglioni di ingresso Arrivando in cima a Carrer de Larrard è impossibile non notare i 2 bizzarri padiglioni che segnano l’ingresso principale del parco: si tratta di 2 edifici pensati in origine da Gaudí rispettivamente come sala d’attesa per i visitatori e alloggio del guardiano del parco. Per la loro forma e decorazione, sembrano casette di marzapane uscite fuori da una fiaba. La scalinata e El Drac Oltrepassato l’ingresso principale ci si trova davanti una spettacolare scalinata disposta su due rampe che conduce ai padiglioni superiori. Proprio al centro della scalinata si trova l’elemento più iconico del parco, nonché uno dei più famosi simboli di Barcellona e del lavoro di Gaudí: una statua di salamandra (detta anche “El Drac” in catalano) ricoperta da un mosaico multicolore in stile trencadís, elemento architettonico ricorrente di molti decori del Parc Güell. Sala delle Cento Colonne e Terrazza Panoramica In cima alla scalinata della salamandra, si trova la sala ipostila, detta anche “sala delle cento colonne”, un ampio spazio coperto sorretto da colonne doriche e impreziosito da mosaici di forma circolare sul soffitto. Esattamente al di sopra della sala si trova la terrazza principale del parco, uno dei punti panoramici più belli di tutta Barcellona. Si tratta di un ampio piazzale sterrato, denominato Plaça de la Natura, il cui perimetro è costituito dalla celebre panchina-balaustra dalla forma ondulata e ricoperta di mosaici in stile trencadís. La terrazza è sempre molto affollata (un po’ come la terrazza del Pincio di Villa Borghese a Roma) ed è molto difficile riuscire a realizzare una immagine ampia che includa la panchina senza turisti che entrino nell’inquadratura. Gli amanti della fotografia panoramica però godranno in questo punto di una visuale privilegiata del centro di Barcellona con il mare sullo sfondo, in un tripudio cromatico fra i più celebri al mondo. Il viadotto in pietra Discendendo dalla terrazza sul versante ovest del parco si arriva facilmente allo spettacolare viadotto in pietra, progettato da Gaudí al fine di minimizzare l’intrusione della strada nel paesaggio naturale del parco. I pilastri del viadotto hanno infatti la forma e il colore di tronchi d’albero e incorniciano uno dei più scenici passaggi pedonali al mondo. Seguendo il passaggio pedonale in discesa si torna al piazzale d’ingresso, ai piedi della scalinata principale, non senza un’ultima occasione per ammirare la perfetta integrazione delle strutture architettoniche nell’armonia naturale del parco e il genio assoluto di Antoni Gaudí che le ha concepite. Proprio per questa sua atmosfera fiabesca, il Parc Güell è stato spesso scelto come location per un gran numero di film, fra cui ad esempio “Vicky Cristina Barcelona” di Woody Allen del 2008.   In conclusione, come di consueto, la mappa con la geolocalizzazione delle mie immagini mostrate in questo articolo. Il photowalk si è svolto fra le 10 di mattina e le 8 di sera, con una pausa di circa 2 ore per un ottimo pranzo a base di tapas su Passeig de Gràcia. Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social! [...] Read more...
23 Ottobre 2016Le Metropolitane sono da sempre un soggetto fotografico particolarmente suggestivo per tutti i fotografi del mondo. In genere si tratta semplicemente di un mezzo economico per spostarsi in città, magari anche un po’ opprimente e claustrofobico negli orari di punta, specialmente quando parliamo di metropolitane costruite senza alcuna velleità artistica o estetica. Ci sono però delle notevoli eccezioni, anche se normalmente riguardano singole stazioni particolarmente accattivanti dal punto di vista architettonico: alcuni esempi sono la Stazione Toledo di Napoli, la stazione Arts Et Métiers di Parigi, la stazione di Formosa Boulevard di Taiwan e diverse stazioni della spettacolare metropolitana di Stoccolma (in particolare le stazioni T-Centralen, Solna Centrum e Stadion). Un discorso a parte merita invece la Metropolitana di Mosca, che è stata invece interamente concepita come strumento di esaltazione del realismo socialista e per questo motivo quasi tutte le stazioni, soprattutto quelle più antiche, sono di assoluto interesse architettonico, con elementi di pregio come mosaici, bassorilievi, statue, marmi, lampadari e tanti altri elementi che fanno sembrare queste stazioni come dei veri e propri musei sotterranei. La Metropolitana di Mosca Per capire di cosa stiamo parlando, vale la pena citare qualche dato statistico sulla Metropolitana di Mosca. Inaugurata nel 1935, si tratta di una delle metropolitane più frequentate al mondo, di poco inferiore a quelle di megalopoli asiatiche come Tokyo, Pechino, Shangai e Seoul, ma molto più di qualsiasi altra metropolitana europea (Parigi, Londra) o americana (New York, Chicago). Trasporta ogni giorno circa 9 milioni di persone e comprende 12 linee e circa 200 stazioni, di cui una cinquantina considerate patrimonio culturale dello stato. I treni passano con una impressionante frequenza media di 90 secondi! In pratica non c’è mai da aspettare più di un paio di minuti fra un treno e l’altro. La storia della Metropolitana di Mosca ha visto varie fasi di espansione, durante la seconda guerra mondiale e poi soprattutto negli anni ’50. Durante il periodo della Guerra Fredda, le stazioni vennero costruite a grandissime profondità, in modo che potessero servire come rifugi antiatomici in caso di attacco. Purtroppo la Metropolitana di Mosca è stata anche il teatro dei terribili attentati terroristici nel 2004 e nel 2010, entrambi di matrice indipendentista cecena, che hanno causato decine di vittime. Ci sono anche parecchie curiosità e leggende metropolitane (è proprio l’aggettivo giusto in questo caso…), come ad esempio il fatto che la linea circolare (Koltsevaya) venne costruita dopo che Stalin posò una tazza di caffè sulla mappa della metro. Sulla mappa rimase il segno circolare della tazza e per questo motivo la linea venne costruita su quel tracciato e porta ancora oggi il colore marrone, come il caffè di Stalin. Oltre ad essere puntuale, precisa, pulita e scenografica, la Metro di Mosca è anche molto economica: 1 viaggio singolo costa circa 50 Rubli (meno di 1 Euro) e permette di viaggiare illimitatamente in tutte le zone e per tutto il tempo che si vuole finché non si esce in superficie. In pratica, avendo tempo e buona disposizione a camminare parecchio, è possibile trascorrere diverse ore nella Metro di Mosca, scendendo a visitare tutte le fermate più interessanti, al costo di un caffè. Proprio come ho fatto io durante questo photowalk. Il mio photowalk nella Metro di Mosca Avevo già visitato Mosca nel Novembre del 2005 e già in quella occasione avevo avuto modo di visitare alcune delle stazioni più belle della Metro, sebbene in maniera casuale durante i miei percorsi di spostamento in esplorazione della città. Quando ho avuto l’occasione di tornare nuovamente a Mosca ad Agosto 2016 ho deciso di pianificare un percorso preciso andando a toccare tutte le fermate più interessanti da fotografare. Innanzitutto bisogna dire che scattare fotografie nelle metropolitane non è per niente esercizio facile: al di là di tutti i problemi legali e di sicurezza che ad esempio si incontrano nelle metropolitane italiane, laddove in virtù di un vecchissimo decreto Regio è ancora vietato fare riprese fotografiche senza essere autorizzati (per fortuna invece a Mosca è permesso senza problemi), sussistono oggettivamente una serie di problemi tecnici come la scarsa illuminazione, il difficile bilanciamento del bianco, l’impossibilità di usare il treppiede, l’affollamento delle persone in transito, il rischio di furto o danneggiamento dell’attrezzatura fotografica, ecc. Fotografare nella Metro di Mosca dove transitano ogni giorno 9 milioni di persone rende estremamente difficile trovare un momento per scattare in assenza di persone a rovinare l’inquadratura. E’ preferibile quindi scegliere un momento della giornata in cui c’è meno traffico di persone, come ad esempio la sera tardi o la domenica mattina all’alba. Io ho scelto di fare il mio photowalk una domenica sera dopo le 23 e fino all’orario di chiusura, ossia all’1 di notte. Questo mi ha permesso di avere davvero pochissime persone nelle mie inquadrature, in modo da limitare al massimo il lavoro di post produzione (che pure c’è stato) per cancellarle in Photoshop. Per quanto invece riguarda il problema della scarsa illuminazione e la contemporanea impossibilità di utilizzare il treppiede, ho dovuto usare una tecnica di ripresa e di post produzione piuttosto elaborata: in ripresa per ogni inquadratura ho scattato raffiche di 9-10 scatti alzando gli ISO in automatico in modo da permettermi una velocità di scatto di almeno 1/200 di secondo e una apertura di almeno f/8, ottenendo ovviamente scatti con molto rumore digitale; in post produzione in Photoshop ho poi usato la tecnica dello stacking di immagini: in estrema sintesi, ho aperto i file come livelli in Photoshop e proceduto con l’allineamento automatico dei livelli e la conversione in oggetto avanzato, dopodiché ho applicato il metodo serie di immagini intermedio (menu livello->oggetti avanzati->metodo serie di immagini->intermedio) che mi ha permesso di eliminare quasi completamente il rumore digitale dovuto al fatto di aver scattato le singole immagini con alti ISO. Dopodiché le solite regolazioni di base in camera raw, il raddrizzamento delle linee, l’eventuale applicazione di Tone Mapping per dare un tocco più HDR alle immagini, lo sharpening di output e l’esportazione in JPG. In ogni caso, per non correre rischi sul fronte delle licenze, ho indicizzato le immagini come editoriali e le ho inviate alle agenzie. Tutte le immagini contenute in questo articolo sono state accettate in vendita su Shutterstock con licenza editoriale. Orientamento Per non disperdere energie e tempo utile, visto che peraltro ero in prossimità della chiusura del servizio, ho deciso di seguire il percorso consigliato dalla mia guida Lonely Planet di Mosca, percorrendolo però in senso inverso, dall’esterno verso il centro città e partendo da una stazione non suggerita dalla guida, ma inaspettatamente molto interessante e bella da visitare. Sono partito quindi dalla linea Arbatsko-Pokrovskaya (linea blu – n.3) e dalla stazione Slavyansky Bulvar, proseguendo poi sulla stessa linea con le stazioni Park Pobedy, Kiyevskaya, Arbatskaya e Ploshchad Revolyutsii, proprio nei pressi della Piazza Rossa. Da questa stazione ho cambiato linea, passando alla Zamoskvoretskaya (linea verde – n.2) con le stazioni di Teatralnaya, Mayakovskaya e Belorusskaya. Quest’ultima stazione, con il medesimo nome, si trova anche sulla linea Koltsevaya (la linea marrone circolare – n.5), da cui ho proseguito verso le stazioni Novoslobodskaya e Prospekt Mira, fino a concludere il tour con l’incredibile stazione Komsomolskaya. Stazione Slavyansky Bulvar Linea 3 – Arbatsko-Pokrovskaya La Stazione Slavyansky Bulvar è la prima tappa del mio photowalk. Si trova nella parte ovest della capitale russa ed è di recente costruzione, essendo stata inaugurata nel 2008. Non presenta gli elementi tipici dell’architettura socialista, propri delle stazioni costruite negli anni ’50, ma ha indubbiamente un aspetto accattivante, grazie allo stile “belle époque” dei lampioni di illuminazione, alle pareti in marmo verde e al pavimento in granito. Stazione Park Pobedy Linea 3 – Arbatsko-Pokrovskaya Anche la stazione Park Pobedy (Parco della Vittoria) è di recente costruzione, essendo stata inaugurata nel 2003. Si tratta della stazione più profonda dell’intera rete metropolitana, posta a 84 metri sotto il livello del suolo, con la scala mobile più lunga d’Europa. Le pareti rivestite di marmo rosso e grigio e il pavimento a scacchi creano un motivo di linee simmetriche che ricorda una ambientazione vagamente fantascientifica. Stazione Kiyevskaya Linea 3 – Arbatsko-Pokrovskaya Man mano che ci si avvicina al centro sulla linea n.3 le stazioni diventano più antiche e decorate con elementi di pregio. La stazione Kiyevskaya risale al 1953 ed è decorata con uno stile simile al barocco, con marmi bianchi e ceramiche sulle pareti, lampadari in stile, nonchè una lunga serie di dipinti aventi come oggetto il tema ricorrente della stazione, ossia la vita in Ucraina. Sul fondo della sala centrale c’è anche un mosaico che celebra i 300 anni dalla riunificazione fra Russia e Ucraina. Stazione Arbatskaya Linea 3 – Arbatsko-Pokrovskaya La stazione Arbatskaya è stata inaugurata nel 1953 ed ha una banchina molto grande e profonda, pensata come rifugio antiatomico oltre che come stazione metro. La particolarità di questa stazione è che ha un tunnel ellittico anziché rotondo ed è decorata con marmo rosso, lampadari classici e pavimento a motivi geometrici. Si trova in corrispondenza di Ulitsa Arbat, la via più famosa del centro storico di Mosca. Stazione Ploshchad Revolyutsii Linea 3 – Arbatsko-Pokrovskaya La stazione Ploshchad Revolyutsii (Piazza della Rivoluzione) è un incredibile museo ricco di statue di bronzo poste come ornamento degli eleganti archi di marmo che caratterizzano la sala centrale. Le 72 statue rappresentano il popolo dell’Unione Sovietica, con soggetti raffiguranti soldati, atleti, operai, studenti e altre categorie di persone. Si tratta di una delle più antiche stazioni dell’intero sistema metropolitano, la cui inaugurazione è avvenuta nel 1938 ed è situata nei pressi della Piazza Rossa, vero cuore della capitale Russa.       Stazione Teatralnaya Linea 2 – Zamoskvoretskaya Teatralnaya è la prima stazione della linea n.2 del mio photowalk. E’ situata in corrispondenza con il Teatro Bolshoi e la piazza del teatro, da cui prende il nome. La parte più interessante è senz’altro il soffitto decorato con bassorilievi in maiolica. La stazione è una delle più antiche, essendo stata inaugurata nel 1938. Stazione Mayakovskaya Linea 2 – Zamoskvoretskaya La Stazione Mayakovskaya è probabilmente la più bella stazione della Metro di Mosca e una delle più famose stazioni Metro al mondo. Inaugurata nel 1938, è stata concepita con un tema  art deco riguardante il futuro sovietico. E’ a campata unica, con 2 file di colonne di acciaio e marmo e 34 mosaici sul soffitto, raffiguranti scene di vita nell’Unione Sovietica. Prende il nome dal poeta Vladimir Mayakovsky alla cui memoria è idealmente dedicata. Per via delle ampie dimensioni della sala centrale, durante la seconda guerra mondiale la stazione è stata usata come rifugio antiaereo e come sede di assemblea politica da Stalin. Stazione Belorusskaya Linea 2 – Zamoskvoretskaya Esistono 2 stazioni chiamate Belorusskaya: quella che si trova sulla linea Zamoskvoretskaya (linea verde) e quella che si trova sulla linea Koltsevaya (linea marrone), entrambe collegate tramite sottopassaggi ed entrambe collegate alla stazione ferroviaria Belorusskaya. La stazione sulla linea verde risale al 1938 ed è ornata con elementi decorativi che richiamano la Bielorussia. Le pareti sono in marmo rosa e marmo nero. L’illuminazione, oltre che dai lampadari a soffitto, è garantita da piantane poste nelle nicchie della sala centrale. Sono presenti anche statue, fra cui un monumento ai partigiani bielorussi e un busto di Lenin. Stazione Belorusskaya Linea 5 – Koltsevaya La Stazione Belorusskaya che si trova sulla linea circolare marrone (Koltsevaya), sempre ispirata a motivi architettonici che richiamano la Bielorussia, è stata inaugurata nel 1952 e presenta un bellissimo soffitto con bassorilievi e mosaici, pilastri in marmo e illuminazione con applique sulle pareti laterali. Da questa stazione ho proseguito il mio photowalk seguendo le stazioni in senso orario lungo la linea circolare. Stazione Novoslobodskaya Linea 5 – Koltsevaya Nonostante Mayakovskaya sia la stazione più famosa, la mia preferita è senza dubbio la Stazione Novoslobodskaya. Risale al 1952 ed ha un aspetto piuttosto insolito, con marmi rosa e neri e una serie di 32 vetrate istoriate innestate nei pilastri laterali e circondate da cornici molto ricche ed elaborate. Le vetrate sono retroilluminate, con un effetto scenico decisamente accattivante. Completano l’illuminazione gli elaborati lampadari sul soffitto, mentre al termine della banchina c’è un bellissimo mosaico che rappresenta la Pace nel Mondo.       Stazione Prospekt Mira Linea 5 – Koltsevaya Altra stazione molto spettacolare è Prospekt Mira: inaugurata nel 1952, presenta pilastri in marmo bianco e bassorilievi a tema sovietico. Decisamente notevoli gli enormi candelieri che forniscono illuminazione alla sala. Da Prospekt Mira parte l’ultimo trasferimento di questo photowalk, in direzione della stazione finale Komsomolskaya.       Stazione Komsomolskaya Linea 5 – Koltsevaya La Stazione Komsomolskaya, inaugurata nel 1952 e posta sulla linea circolare marrone Koltsevaya, è indubbiamente la stazione più riccamente adornata in stile barocco, con uno spettacolare soffitto dipinto in giallo con mosaici e bassorilievi floreali. Le colonne laterali sono naturalmente in marmo bianco, con capitelli in stile ionico. Notevoli anche gli enormi candelieri che forniscono l’illuminazione.       La Metro di Mosca in Microstock Trattandosi di una delle principali attrattive della capitale Russa, la Metropolitana è sicuramente un soggetto molto fotografato e quindi già ampiamente coperto in microstock. Cercando ad esempio su Shutterstock le parole “Moscow Metro” o “Moscow Subway”, la ricerca restituisce oltre 3.000 occorrenze. Non tantissime in verità (una ricerca di “Colosseum Rome” restituisce circa 15.000 occorrenze), ma neanche pochissime. L’aspetto senz’altro positivo è che non ci sono fra i risultati, salvo rare eccezioni, immagini di grande qualità, molto probabilmente a causa delle difficoltà tecniche di ripresa di cui accennavo a inizio articolo: solo fotocamere che gestiscano bene gli alti ISO necessari per lo scatto o un grande sforzo in post-produzione possono aiutare a rendere accettabili queste immagini da un punto di vista tecnico. Inoltre, la scarsa illuminazione e le difficoltà nel bilanciamento del bianco rendono molto difficile realizzare immagini di grande impatto. In quasi tutti i casi, oltre alla procedura per eliminare il rumore digitale con la tecnica dello stacking descritta in precedenza, ho scelto di applicare anche un passaggio di tone mapping, per ricavare un po’ più di struttura e dettaglio dalle ombre e dalle alte luci. Questo mi ha permesso di avere immagini che risaltano nel mucchio dei risultati, ed in effetti fin dai primi giorni dopo la pubblicazione queste immagini hanno iniziato a vendere abbastanza bene. In conclusione, come di consueto, la mappa con la geolocalizzazione delle immagini mostrate in questo articolo. Naturalmente si tratta di una mappa di superficie giusto per dare l’idea dell’estensione territoriale del percorso, ma il photowalk si è svolto interamente sottoterra nel giro di circa 2 ore. Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!   [...] Read more...
13 Giugno 2016Oggi parliamo di un photowalk realizzato nell’estate 2015, in piene vacanze estive, in luoghi a me particolarmente cari perchè legati alla mia terra d’origine, la Calabria. Sto parlando della magnifica Riviera dei Cedri, nell’Alto Tirreno Cosentino. Un vero e proprio paradiso per fotografi paesaggisti e naturalisti, ma più in generale un territorio indimenticabile per i veri amanti del mare. Purtroppo (o per fortuna, a seconda dei punti di vista) si tratta di una zona ancora molto sottovalutata dal punto di vista turistico e poco conosciuta dalle grandi masse, soprattutto in confronto ad altre località calabresi ben più rinomate anche a livello internazionale, come Tropea, Capo Vaticano, Palmi e Scilla sulla costa tirrenica oppure Soverato, Copanello e Isola Capo Rizzuto sulla costa ionica. Di recente proprio la Riviera dei Cedri è stata oggetto di polemiche in seguito alla segnalazione della nota blogger e giornalista Selvaggia Lucarelli che, dai suoi profili social, ha evidenziato una discutibilissima campagna pubblicitaria apparsa sulle pagine del magazine di bordo della Ryanair, defininendola letteralmente “da peracottari”. In questa campagna pubblicitaria compariva un’immagine della spiaggia dell’Arcomagno decisamente brutta, con tanto di ciabatte e asciugamani sugli scogli, errori nei testi e scelte stilistiche di pessimo gusto (come ad esempio il titolo in carattere Arial, poco leggibile e decentrato). Insomma, una campagna decisamente imbarazzante per la Regione Calabria che ha promosso l’iniziativa e che, in seguito all’inevitabile moto di indignazione che si è creato soprattutto in rete, non ha potuto far altro che scusarsi pubblicamente, promettendo di svolgere una inchiesta per fare luce sull’accaduto. Polemiche a parte e nonostante il pessimo stile della campagna pubblicitaria, mi auguro che questo episodio abbia comunque contribuito a dare notorietà ad una delle zone più belle della Calabria, regione di cui mi vanto di essere “portatore sano” in giro per l’Italia e nel mondo e a cui spero di rendere il giusto merito con questo articolo. In realtà, per come si è svolta la mia escursione, sarebbe più opportuno parlare, oltre che di “photowalk”, anche di “photoswim” e “photoclimb”. In altri termini, è stata l’occasione per mettere alla prova la mia attrezzatura fotografica al completo, inclusa la mia fotocamera rugged all-weather Nikon AW130 per gli scatti subacquei e in mare aperto. L’escursione è durata un’intera giornata, con tappe principali a Praia a Mare, Isola di Dino, San Nicola Arcella, Arcomagno e Diamante. Orientamento La Riviera dei Cedri è una lunga zona in gran parte costiera, che si estende convenzionalmente per circa 80km nella provincia di Cosenza, dal comune di Tortora (al confine fra Basilicata e Calabria) fino al comune di Paola, includendo anche alcune zone montane del Parco Nazionale del Pollino. E’ possibile raggiungere la Riviera da Nord attraverso l’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, prendendo l’uscita di Lagonegro Nord e proseguendo sulla SS585 direzione Tortora-Praia a Mare oppure, per chi viene da Sud, attraverso l’uscita Cosenza Nord-Rende e seguendo la SS107 in direzione di Paola. L’aeroporto più vicino è quello di Lamezia Terme, che si trova a circa 70km più a Sud di Paola. La Riviera prende il nome dalla coltivazione del cedro, particolarmente fiorente in questi territori, in particolare nei comuni di Santa Maria del Cedro, Scalea e Diamante. I luoghi e le spiagge da visitare sono veramente tanti e per esplorare al meglio questi territori è consigliabile un soggiorno di almeno 1 settimana. Dovendo invece concentrare la visita in una sola giornata, come è capitato a me, è meglio focalizzare l’attenzione sul tratto che va da Praia a Mare a Diamante. Per approfondimenti, itinerari tematici e altre informazioni su questi territori consiglio l’ottimo sito InRivieradeiCedri.it Praia a Mare e Isola di Dino Percorrendo la strada che porta a Praia a Mare dall’uscita della ss18 è possibile godere di una serie di punti panoramici da cui ammirare dall’alto la scenografica Isola di Dino, posta a circa 50 metri dalla spiaggia di Praia a Mare in località Fiuzzi. E’ proprio da questa contrada che conviene partire all’esplorazione dell’isola, con una serie di Lidi attrezzati in cui è possibile passare la giornata a fare il bagno con l’isola sullo sfondo. Si tratta della maggiore delle due isole calabresi: la seconda, Cirella, si trova circa 20 km più a sud sempre nella Riviera dei Cedri, nel comune di Diamante. L’Isola di Dino si raggiunge tranquillamente a nuoto dalla spiaggia di Praia a Mare, anche se quasi tutti i lidi prevedono inoltre escursioni in barca per visitare l’Isola e le sue splendide grotte. Si tratta di escursioni di 1-2 ore al massimo, fra l’altro particolarmente economiche, e sono altamente consigliate anche per conoscere l’affascinante storia dell’Isola di Dino. Nel corso dei secoli infatti l’isola ha subito diverse dominazioni (araba, turca, napoleonica) fino a diventare, nel 1962, proprietà dell’Avvocato Gianni Agnelli, che la acquistò dal comune di Praia a Mare per la cifra di 50 milioni di lire dell’epoca. Da quel momento e per qualche anno, è sembrato che l’isola potesse diventare un nuovo punto d’attrazione turistica a livello internazionale, al pari di Capri e Positano, grazie all’opera di progressiva edificazione di cottages e residenze di lusso. In realtà, è stata semplicemente costruita una strada che collega il pontile delle barche alla cima dell’isola, mentre nella parte bassa sono stati costruiti dei pittoreschi Tucul (piccoli edifici col tetto conico tipici di alcune regioni africane) che ospitavano un ristorante, una piscina e alcune abitazioni per turisti. Il progetto di sviluppo ha subito poi rallentamenti fra burocrazia e passaggi di proprietà dell’isola che hanno portato, di fatto, all’abbandono delle strutture che erano state costruite. Sia la strada che i tucul, in un desolante stato di abbandono, sono ancora oggi visibili avvicinandosi all’isola in barca o a nuoto. Nuotare intorno all’Isola di Dino è un’esperienza decisamente suggestiva: il lato rivolto alla spiaggia di Praia a Mare è facilmente raggiungibile con una breve nuotata, peraltro in un tratto di mare in cui la profondità non è mai esagerata ed è possibile vedere il fondo di rocce e sassi. Si ha quasi la sensazione di essere in una grande piscina. Con la mia Nikon AW130 ho potuto fotografare il fondale, fare alcune riprese a pelo d’acqua e raggiungere il costone di roccia dell’Isola, con alcuni anfratti molto scenografici. E’ anche possibile fare snorkeling in tutta tranquillità, ma non c’è da aspettarsi di vedere pesci tropicali o coralli. Lungo il perimetro dell’isola sono inoltre disseminate diverse grotte di origine calcarea, alcune di esse con stalagmiti, come la Grotta delle Sardine, o con altre formazioni rocciose che presentano somiglianze con persone o animali, come la Grotta del Leone o la Grotta del Monaco. La grotta più bella e più grande è però la Grotta Azzurra, omonima di quella più celebre che si trova a Capri, nella quale si può nuotare immersi in acque dall’intenso colore azzurro scuro con bellissimi riflessi sulle pareti interne della grotta. Tecnicamente è possibile fare il giro dell’isola a nuoto, ma è consigliabile usare una barca o un pedalo’ perchè il lato occidentale dell’isola è più esposto a correnti e c’è quindi maggior rischio di trovare mare agitato. In ogni caso il percorso migliore da seguire è quello in senso antiorario, ossia partendo dal lato dell’Isola rivolto verso la spiaggia proseguire sul lato Nord, poi sul lato Ovest rivolto verso il mare aperto e infine sul lato Sud, dove si trova la Grotta Azzurra, appena sotto il tratto in cui sono ancora visibili i Tucul e gli edifici abbandonati. Il consiglio è di arrivare la mattina presto e completare il giro dell’Isola prima di mezzogiorno, per evitare la folla e soprattutto per avere una luce adatta a scattare immagini di buona qualità. San Nicola Arcella e spiaggia dell’Arcomagno Dopo aver trascorso l’intera mattinata all’Isola di Dino, e dopo un buon pranzo a base di pesce nel centro di Praia a Mare, nel pomeriggio ho fatto tappa allo scenografico Arcomagno, nei pressi del comune di San Nicola Arcella. E’ possibile raggiungere l’Arcomagno in 2 modi: via terra, lasciando l’auto in un parcheggio a circa 1 km di distanza, attraversando a piedi l’omonima spiaggia, poi risalendo alcune rocce e infine inerpicandosi su una parete piuttosto ripida, lungo un breve ma tortuoso sentiero che conduce direttamente sulla spiaggetta all’ombra dell’arco. E’ una soluzione molto affascinante, in particolare per gli amanti della natura, ma che rischia di mettere a dura prova i nervi saldi, soprattutto se non si hanno scarpe adatte e se si porta sulle spalle qualche migliaio di Euro di attrezzatura fotografica. Per me che ero in ciabatte, zaino sulle spalle, reflex al collo e bimbo di 2 anni in braccio, è stata un’esperienza a dir poco avventurosa! Purtroppo non mi ero informato abbastanza e se l’avessi saputo prima mi sarei senz’altro organizzato un po’ meglio per non correre rischi. Tu adesso sei avvisato e di sicuro non farai il mio stesso errore… via mare, arrivando in barca o con il pedalò che si può noleggiare nella spiaggia accanto. Anche questo modo è molto suggestivo perchè si arriva alla spiaggetta passando direttamente sotto l’Arco ed è sicuramente un modo più indicato per chi non ama scalare le montagne o non ha l’abbigliamento adatto. L’unico svantaggio è che si deve fare un po’ di attenzione per non bagnare l’attrezzatura in salita e discesa dalla barca. Va detto che via mare arrivano anche le escursioni organizzate che da Praia a Mare permettono di visitare in barca sia l’Isola di Dino che l’Arcomagno con un unico biglietto, ma personalmente le sconsiglio perchè si è costretti a rispettare i tempi previsti dall’organizzazione (sempre piuttosto ristretti) e non si ha quindi la libertà di fermarsi a piacimento per fare il bagno e per prendersi tutto il tempo necessario per le riprese fotografiche. C’è un altro motivo per cui è preferibile arrivare via terra all’Arcomagno: percorrendo la spiaggia adiacente, sul lato Nord dell’Arco, si attraversano alcune rocce che creano delle piccole insenature decisamente scenografiche, compreso il tunnel che conduce alla cosiddetta spiaggia del Prete. Da un punto di vista fotografico, è una location incredibilmente bella, con alcuni scorci che ricordano, neanche troppo vagamente, alcune ambientazioni thailandesi e paesaggi marini tropicali. L’acqua ha un colore azzurro intenso e fra grotte, tunnel e scogli sembra davvero di essere finiti in una sorta di paradiso terrestre per gli amanti della natura e del mare. La spiaggetta dell’Arcomagno è piccola e a forma di mezzaluna, sovrastata da un arco di roccia che delimita uno specchio d’acqua di piccole dimensioni, che da’ la sensazione di nuotare in una meravigliosa piscina naturale. Sul lato Sud della spiaggetta è presente anche una grotta, all’interno della quale si trova una piccola sorgente di acqua naturale che sgorga direttamente fra i sassolini della spiaggia. Non è semplice trovare la spiaggetta deserta, soprattutto in alta stagione e negli orari centrali della giornata, ma con un po’ di fortuna arrivando al mattino presto o nel tardo pomeriggio si può trovare poco affollamento. Come si può vedere dall’immagine in alto, io ci sono capitato al tramonto: ho dovuto quindi usare il pennello correttivo e il timbro clone di Photoshop per rimuovere un po’ di persone che mi rovinavano l’inquadratura (e anche qualche asciugamano e qualche ciabatta, presenti invece nella campagna pubblicitaria della Regione Calabria). Tuttavia grazie al tramonto sul Mar Tirreno ho avuto una bellissima luce dorata ad impreziosire il contrasto sulle rocce. Per avere una esposizione bilanciata, visto il forte controluce, ho unito in bracketing terne di scatti di esposizione -1, 0, +1 EV, fondendo poi il tutto con il software HDR Efex Pro di Nik Software. L’altra difficoltà di ripresa è dovuta al poco angolo di campo che si ha dalla spiaggetta: il modo migliore per riprendere l’Arcomagno in tutta la sua ampiezza si ottiene risalendo il sentiero di arrivo il più in alto possibile, cercando un punto non troppo sconnesso per posizionare il treppiede. Anche da lì tuttavia è meglio servirsi di una lente ultragrandangolare per poter includere anche la grotta nell’inquadratura. Non avendone una a disposizione in quel momento, ho dovuto realizzare 7 scatti in verticale da unire poi in panorama tramite Photoshop. Considerando che ciascuna immagine era in realtà una terna di scatti in bracketing, l’immagine in alto è stata realizzata dall’unione di ben 21 immagini, unite con la tecnica dello stitching. Dopo aver ripreso l’Arcomagno da tutte le possibili angolazioni, ho lasciato la spiaggia con il sole basso all’orizzonte, per un’ultima immagine ricca di suggestioni con l’Isola di Dino sul sfondo di un tramonto indimenticabile, concludendo poi la giornata e il photowalk con un aperitivo sul lungomare di Diamante, 20 km più a Sud rispetto a San Nicola Arcella. La Riviera dei Cedri in Microstock Con mia grande sorpresa, la Riviera dei Cedri e i paesini rivieraschi dell’Alto Tirreno Cosentino non sono molto diffusi nelle banche immagini delle maggiori agenzie microstock. Questo significa che non sono soggetti molto ricercati dai clienti, ma in ogni modo il fatto di avere individuato una piccola nicchia nelle immagini di paesaggi marini italiani ha reso questo photowalk potenzialmente interessante da un punto di vista commerciale: in effetti, a distanza ormai di qualche mese, posso dire che le performance di vendita di queste immagini sono decisamente sopra la media, sebbene siano state realizzate più con lo spirito di una vacanza che di uno shooting professionale. Del resto, ero lì in costume principalmente per divertirmi e fare il bagno, più che per lavorare, ma sono comunque riuscito a tirar fuori circa cinquanta immagini standard, una ventina di immagini defocused e 2 video da inviare alle agenzie. Per me si è trattato della classica situazione “win-win”: se andrà bene, queste immagini porteranno nel medio-lungo periodo a un buon guadagno; se andrà male, porterò comunque sempre con me il ricordo di una magnifica giornata in cui mi sono divertito e ho conosciuto posti meravigliosi. E visto che siamo vicini alle vacanze estive, spero che questo mio articolo possa essere fonte di ispirazione per chi in questo momento è in cerca di un posto fantastico in cui trascorrere le vacanze al mare, senza necessariamente attraversare il pianeta alla ricerca di una costosissima e magari deludente spiaggia tropicale. In conclusione, come di consueto, la mappa con la geolocalizzazione delle immagini mostrate in questo articolo: Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!   [...] Read more...
4 Ottobre 2015Sesta puntata della rubrica “Uso delle mie immagini” e nuova tappa negli USA. Dopo aver esaminato nella quinta puntata l’immagine di Piccadilly Circus, questa volta prendiamo in esame il suo “alter ego americano”, ossia Times Square, senza alcun dubbio la piazza (o meglio, l’incrocio) più celebre al mondo. L’immagine risale al Maggio 2013, durante un viaggio di 2 settimane negli USA con tappe a Boston, Washington DC, Philadelphia e, per l’appunto, a New York. Si trattava per l’esattezza del mio terzo viaggio nella Grande Mela, indubbiamente il più prolifico in termini di immagini scattate per il microstock, come ho avuto già modo di raccontare in altre puntate di questa rubrica, ad esempio nelle puntate numero 3 (“Manhattan“) e numero 2 (“Apple Store“). Chiunque visiti New York, che sia la sua prima volta o la millesima, non può fare a meno di passare per Times Square: fra i tanti luoghi celebri di Manhattan, questo è indubbiamente quello più turistico e affollato. Teatro di mille scene di film e ambientazioni letterarie, è un vortice di emozioni, luci, immagini, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. E’ un enorme luna park per gli occhi e per la mente. E’ l’esaltazione assoluta della civiltà materialistica e del superfluo. E’ tutto e niente nello stesso tempo. Ma soprattutto è il luogo che più di ogni altro ha contribuito a creare il mito della “città che non dorme mai“. Solo visitando Times Square, a qualsiasi ora del giorno o della notte, si può capire come questa frase sia tutt’altro che esagerata. In quanto luogo turistico per eccellenza, fotografare Times Square è una cosa piuttosto ovvia e scontata: non così ovvio e scontato però è il risultato quando si prova a vendere questo tipo di immagini sul mercato Microstock. Intanto, esistono milioni di immagini di Times Square in giro per il mondo e cercare una angolazione originale o un modo tutto nuovo di ritrarre Times Square è veramente un’impresa quasi impossibile. Inoltre, è impossibile sperare di trovare la piazza deserta… neanche all’alba del giorno più festivo dell’anno. L’unico modo per vedere Times Square senza persone è grazie agli effetti speciali, come avvenuto in alcuni film come “Vanilla Sky” con Tom Cruise o “Io sono Leggenda” con Will Smith. Oppure, nella realtà, in un’occasione drammatica come l’arrivo dell’Uragano Sandy nell’Ottobre del 2012. Ma se anche per un assurdo caso ci trovassimo a fotografare Times Square senza persone, la presenza pressochè ininterrotta dei celebri cartelloni pubblicitari luminosi renderebbe impossibile vendere l’immagine con licenza commerciale. La soluzione? Confezionare l’immagine con licenza editoriale, esattamente come ho fatto io in questo caso. Il lato positivo è che la particolare combinazione di messaggi pubblicitari sui cartelloni, cambiando frequentemente, rende di fatto ogni immagine di Times Square “unica” e riconoscibile quando si effettua una ricerca per immagini su Google. In questo modo non è stato difficile rintracciare i principali esempi di utilizzo su internet. La Location Times Square non è esattamente una piazza nel senso europeo del termine. Si tratta più che altro di un enorme incrocio nel punto in cui la Broadway si annoda sulla 7a Avenue, attraverso gli isolati compresi fra la 42ma e la 47ma street. La sua centralità nell’isola di Manhattan e la vicinanza a tutte le principali attrazioni della città la rendono il vero e proprio ombelico del mondo. Più di tutto, il distretto è identificato con la zona dei teatri di Broadway, che proprio in Times Square trovano il loro principale veicolo pubblicitario (attraverso i cartelloni luminosi) e per i chioschi per trovare biglietti di occasione per gli spettacoli imminenti. E’ inoltre la location del Capodanno più famoso del mondo, con l’enorme sfera che sale sulla torre Nord per poi scendere a mezzanotte lungo un’asta e dare inizio ai festeggiamenti di circa un milione di persone che puntualmente si riversano in Times Square nella notte di San Silvestro. Tanti, troppi i riferimenti cinematografici e letterari per citarli tutti. Visto però che siamo in tema di fotografia, è obbligatorio citare una delle più famose immagini di tutti i tempi, scattata proprio a Times Square il 14 agosto 1945: il fotografo Alfred Eisenstaedt immortala un marinaio che bacia una infermiera per festeggiare la vittoria USA sul Giappone, momento chiave che coincide con la fine della Seconda Guerra Mondiale. La foto si chiama V-J Day in Times Square, ed è anche nota come V-day o The Kiss.   Lo scatto fotografico Scattare una immagine ben rappresentativa di Times Square è meno facile di quanto potrebbe sembrare. La piazza si sviluppa in ampiezza ma anche e soprattutto in altezza, per via dei grattacieli che circoscrivono l’incrocio. L’ideale sarebbe servirsi di un grandangolo piuttosto spinto e, non avendone uno a disposizione, mi sono dovuto accontentare di usare la mia lente kit 18-55mm, ovviamente con una focale a 18mm. Per scattare con una angolazione favorevole, sono salito sul punto più alto della famosa scalinata rossa, posizionata sotto la torre nord nel 2008 e diventata ormai una delle principali attrazioni di Times Square. Al di sotto della scalinata si trovano i botteghini per acquistare i biglietti per gli spettacoli di Broadway e la scalinata stessa è “riscaldata” d’inverno per rendere più confortevole l’attesa di chi decide di aspettare il proprio turno seduto sui gradini. Ovviamente anche al momento del mio scatto la scalinata era completamente invasa da turisti e quindi non era possibile usare un treppiedi per realizzare lo scatto. Questi i dati EXIF dello scatto: S: 1/200 f/3.8 ISO: 100 Sapendo già di non poter proporre l’immagine con licenza commerciale, durante la fase di post produzione non mi sono dovuto preoccupare di rimuovere loghi o persone riconoscibili, essendo questi elementi ammessi senza bisogno di autorizzazioni nelle immagini editoriali. Pertanto, nella fase di post produzione mi sono limitato alle solite regolazioni di base, come raddrizzare le linee, lavorare sulle curve di contrasto e dosare bene i colori (che a Times Square sono veramente la componente principale). Dopo l’esportazione del file JPG, ho editato l’immagine in Lightroom per aggiungere le keywords, il titolo e la descrizione nel formato richiesto da Shutterstock per le immagini editoriali. L’immagine è stata accettata praticamente da tutte le agenzie microstock (per lo meno da quelle che trattano immagini editoriali) ed ha generato da subito diversi download che hanno contribuito successivamente a mantenerla sempre piuttosto in alto nei risultati di ricerca. E’ attualmente uno dei miei bestseller di sempre. L’uso di questa immagine sui siti internet Può sembrare difficile rintracciare un’immagine di Times Square in mezzo ai risultati di ricerca su internet, vista la disponibilità praticamente illimitata di immagini scattate in questo luogo. In realtà la particolare disposizione e combinazione dei cartelloni luminosi rende ciascuna immagine decisamente unica, a patto di osservare con attenzione i dettagli. Effettuando una ricerca per immagini con Google sono riuscito ad individuare diverse decine di occorrenze ed utilizzi della mia foto su vari siti di news oppure su blog di viaggio. La soddisfazione più grande è stata vedere la mia immagine apparire sulla rivista The Economist, in particolare sullo speciale “Transforming Cities” del 2014. Da studente di economia avevo sempre sognato un giorno di apparire sull’Economist a coronamento di una brillante carriera nel mondo della finanza. Mai avrei immaginato all’epoca che sarei apparso sull’Economist attraverso una mia fotografia. Fra gli altri esempi importanti, l’immagine è apparsa anche sul New York Post, sul blog ufficiale della Hewlett Packard, sul portale UOL e sull’edizione brasiliana di MSN Viaggi. In Italia l’immagine è stata usata dal network Zingarate.com, mentre innumerevoli sono le apparizioni su blog di viaggio provenienti dal resto del mondo. Qui di seguito una galleria di esempi rintracciati attraverso la ricerca per immagini di Google (clicca sulle immagini per vederle ingrandite e sfogliare la galleria oppure clicca sul link nella didascalia per visitare la pagina online, se ancora disponibile): Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: – Panoramica sulle principali agenzie Microstock – Criteri di valutazione delle agenzie Microstock – Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock – Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker   Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!    [...] Read more...
1 Settembre 2015Orvieto è una città che non ha certo bisogno di presentazioni: è una località di fama internazionale, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il suo edificio simbolo (il Duomo) e per la sua eccellente posizione di crocevia fra 3 regioni dell’Italia centrale (Umbria, Toscana e Lazio). Ma in realtà Orvieto è molto altro: ha una grande estensione territoriale che ne fanno uno dei 50 comuni più grandi d’Italia e nel suo centro storico è impossibile non rimanere incantati dall’architettura di palazzi, chiese e piazze, nonchè dai numerosi siti archeologici della Orvieto sotterranea. Anch’io come molti conoscevo Orvieto soprattutto per via della stupenda facciata gotica del Duomo, ma ho finalmente trovato il tempo per visitare la città a Giugno 2015 e in quella occasione ho scoperto innumerevoli scorci fotografici che mi hanno permesso di tornare a casa, oltre che con uno splendido ricordo di quella giornata, anche con decine di nuove immagini da proporre alle agenzie microstock. Questa è la storia del mio photowalk di Orvieto. Orientamento Orvieto dista da Roma circa 130 km (da Firenze circa 160 km e da Perugia circa 80 km) ed è facilmente raggiungibile in auto attraverso l’autostrada A1 Milano-Napoli, sulla quale ha un’uscita dedicata. Da Roma il viaggio è di circa 1 ora e 20 minuti, traffico permettendo. Poichè il centro storico di Orvieto è posizionato in alto su una rupe di tufo ed è molto agevole visitarlo a piedi, la cosa migliore da fare è lasciare l’auto presso uno dei parcheggi situati nella parte bassa della città, come quello nei pressi di Porta Romana, e raggiungere il centro storico utilizzando i pratici ascensori che dal parcheggio portano fin su al borgo. Giungendo dall’ascensore di via Ripa Medici, con una breve passeggiata attraverso vicolo Ripa Medici e poi lungo via Garibaldi si arriva in pochi minuti in Piazza della Repubblica, in cui si trova la magnifica Chiesa medievale di Sant’Andrea, punto d’inizio di questo photowalk. Chiesa di Sant’Andrea La Chiesa di Sant’Andrea e Bartolomeo (più comunemente nota come “Sant’Andrea”) è una delle più antiche costruzioni religiose di Orvieto, risalente al XII secolo e quindi addirittura precedente al Duomo. Si tratta di una chiesa a croce romana costruita sulle rovine di una chiesa paleocristiana. Nel corso dei secoli ha subito diversi restauri e rimaneggiamenti, che ne hanno cambiato sensibilmente l’estetica, soprattutto per quanto riguarda la facciata esterna. La vetrata dello splendido rosone, ad esempio, è stata sostituita nel 1926. Accanto alla Chiesa si trova la bellissima torre dodecagonale, che appartiene allo stesso complesso architettonico, pur essendo di fatto “appoggiata” al Palazzo Comunale che domina Piazza della Repubblica. Il Duomo di Orvieto Proseguendo da Piazza della Repubblica lungo Corso Cavour e poi svoltando a destra in Via del Duomo si giunge dopo circa 5 minuti di cammino al cospetto dell’edificio più rappresentativo e più scenografico di Orvieto: la Cattedrale di Santa Maria Assunta, comunemente noto come Duomo di Orvieto. Il Duomo si presenta subito come piuttosto complicato da fotografare: la piazza antistante la facciata infatti non è sufficientemente ampia da permettere di fotografare la Cattedrale nella sua interezza e in tutta comodità. Un obiettivo grandangolare spinto è altamente consigliato. Con il mio 18-55mm DX, perfino a 18mm non sono riuscito ad inquadrare in orizzontale il Duomo per intero da nessuna posizione che non fosse eccessivamente laterale rispetto alla facciata, per cui mi sono dovuto accontentare di inquadrature verticali oppure di dettagli e inquadrature parziali, che però allo stesso tempo mi hanno consentito di tagliare fuori l’enorme massa di turisti che circondava l’edificio. La facciata del Duomo, con i suoi celebri bassorilievi, le guglie, le cuspidi, i mosaici, le statue e il magnifico rosone centrale, è uno dei più spettacolari esempi di architettura gotica in Europa. “La facciata del Duomo di Orvieto è uno dei più spettacolari esempi di architettura gotica in Europa”In essa sono rappresentate storie del vecchio e nuovo testamento e l’intera struttura è dominata dalla simmetria delle soluzioni architettoniche e allo stesso tempo dalla ricchezza di elementi artistici. Vale davvero la pena di soffermarsi (e fotografare) le singole parti che compongono la facciata, meglio ancora se con una guida che permetta di orientarsi e capire meglio gli innumerevoli dettagli di interesse di questo assoluto capolavoro. L’interno del Duomo è altrettanto straordinario: si tratta di una struttura a 3 navate con soffitto in legno a capriate. Meritano una visita in particolare le 2 cappelle più importanti: la cappella di San Brizio, i cui affreschi sono un vero e proprio capolavoro dell’arte rinascimentale, e la cappella del Corporale, in cui si trova la reliquia che ha dato origine alla costruzione del Duomo stesso, ossia il panno di lino (detto appunto Corporale) macchiato del sangue fuoriuscito miracolosamente dall’ostia durante l’eucaristia della Messa di Bolsena del 1263 celebrata da Pietro da Praga. Raduno Ferrari Cavalcade 2015 a Orvieto Per una fortunata coincidenza, durante il photowalk mi sono imbattuto nel mega raduno Ferrari Cavalcade 2015, che proprio in quelle ore faceva tappa ad Orvieto. Pur non essendo un grande esperto di auto sportive, devo ammettere che vedere centinaia di Ferrari provenienti da tutto il mondo scorrere per le vie antiche di Orvieto con il loro inconfondibile rombo o parcheggiate in piazza di fronte al Duomo è stato uno spettacolo davvero emozionante. Inoltre il forte contrasto fra le supercar e l’architettura gotica della Cattedrale mi ha fornito un inaspettato quanto interessante soggetto fotografico. Ovviamente trattandosi di auto riconoscibili e con targhe visibili, le immagini realizzate sono state proposte alle agenzie esclusivamente con licenza editoriale. Il Pozzo di San Patrizio Passeggiare per Orvieto è un vero piacere per gli occhi, ma passeggiare “sotto” Orvieto è un’esperienza assolutamente da non perdere. Orvieto sotterranea è una fitta rete di circa 1200 cunicoli e cavità scavati nel corso dei secoli, a partire dal periodo Etrusco. “Orvieto sotterranea è una fitta rete di circa 1200 cunicoli e cavità scavati nel corso dei secoli, a partire dal periodo Etrusco”Non si tratta di grotte comunicanti fra loro, quanto piuttosto di pozzi e scavi indipendenti, effettuati per usi sia pubblici che privati, per lo più con l’obiettivo di ricerca e conservazione dell’acqua nel sottosuolo. Fra tutte le costruzioni della Orvieto ipogea, quella senz’altro più conosciuta è il “Pozzo di San Patrizio“. Il nome del pozzo è un preciso riferimento all’omologa caverna di San Patrizio che si trova in Irlanda e che è oggetto di una leggenda risalente al medioevo: secondo la leggenda, la caverna è stata indicata da Cristo a San Patrizio come luogo in cui i miscredenti avrebbero potuto sperimentare le pene dell’inferno e, risalendo in superficie, ottenere la remissione dei propri peccati. Nel Pozzo di San Patrizio di Orvieto in realtà non c’è nulla di infernale: si tratta di un’opera di ingegneria molto sofisticata per l’epoca della costruzione (durata 10 anni dal 1527 al 1537) e serviva per trasportare l’acqua all’interno della Rocca soprastante in maniera sicura in caso di assedio della città. Il particolare architettonico che rende questo pozzo così interessante è sicuramente la doppia rampa di scale elicoidali che permettevano di avere la discesa e la risalita nel pozzo entrambe a senso unico, in modo da non far incontrare i muli che trasportavano l’acqua fra il pozzo e la Rocca. Date le scarse condizioni di luce nel pozzo, si tratta di un soggetto piuttosto difficile da fotografare: la grande profondità e ampiezza (53 metri di altezza per 13 di diametro) rendono inutile l’utilizzo del flash, mentre l’impraticabilità di usare un treppiede rende necessario scattare ad alti ISO, con risultati a forte rischio di rumore digitale. L’atmosfera però è molto coinvolgente e vale sicuramente la pena scendere (e risalire) i 248 scalini che portano in fondo al pozzo, dove una pedana di collegamento permette di passare dalla rampa di discesa a quella della risalita. Nella parte superiore del pozzo ci sono diversi finestroni che illuminano di luce naturale le rampe, mentre scendendo in profondità la luce naturale diminuisce gradualmente fino ad essere sostituita da quella artificiale delle lampade. Orvieto in Microstock Oltre alle foto del Duomo, della Chiesa di Sant’Andrea e del Pozzo di San Patrizio, ho scattato anche molte foto di vicoli e altri scorci pittoreschi del contro storico di Orvieto. Complessivamente fra versioni standard e alcune elaborazioni in bianco e nero e HDR questo photowalk ha prodotto 44 nuove immagini da inviare alle agenzie microstock con licenza royalty-free, oltre 5 immagini editoriali relative al raduno Ferrari, per un totale di 49 nuovi files. Il risultato in termini di accettazione è stato in generale piuttosto buono, anche se con qualche differenza da agenzia ad agenzia e, come spesso accade, in alcuni casi ho dovuto procedere con alcune resubmission per avere una revisione quanto più equa possibile (soprattutto con la solita Shutterstock). Qui di seguito la tabella con il grado di accettazione dei nuovi files da parte delle agenzie: Shutterstock: 47% Pond5: 31% Kozzi: 100% iStock: 82% Dreamstime: 57% Colourbox: 86% Fotolia: 75% CanStock: 34% Veer: 90% Depositphotos: 84% BigStock: 65% MostPhotos: 100% 123RF: 92% Photodune: 9% Photokore: 100% Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!   [...] Read more...
2 Luglio 2015Per la quinta puntata della rubrica “Uso delle mie immagini” torniamo in Europa e più precisamente voliamo a Londra, dove è stata scattata l’immagine oggetto di questo articolo: la celebre statua di Eros a Piccadilly Circus, uno dei punti di riferimento più conosciuti della capitale britannica. L’immagine è stata scattata nel Marzo del 2013 durante il mio primo viaggio in Inghilterra, nel corso di 3 giorni passati in esplorazione della città sotto una potente nevicata e con temperature decisamente impegnative, che hanno complicato un bel po’ il mio tour fotografico, anche se questo non mi ha impedito di realizzare diverse immagini che poi nei mesi successivi (e ancora adesso a distanza di 2 anni) mi avrebbero dato molta soddisfazione presso le varie agenzie microstock. Fra le centinaia di immagini di Londra che fanno parte del mio portfolio, indubbiamente la statua di Eros a Piccadilly Circus è una di quelle che ha generato più download in assoluto e che è stata utilizzata più di frequente su internet, permettendomi quindi di rintracciare i vari utilizzi attraverso la solita ricerca per immagini di Google. La Location Piccadilly Circus è una delle più celebri piazze di Londra: si tratta del più importante crocevia, che unisce diverse strade di grande rilevanza per lo shopping, come Piccadilly, Regent Street, Haymarket, Shaftesbury Avenue e Coventry Street. Proprio per la sua posizione particolarmente favorevole nel West End è da molti considerata il vero centro della città ed uno dei primi luoghi da visitare per tutti i turisti che arrivano a Londra. Oltre all’importanza per la vicinanza alle vie dello shopping, Piccadilly Circus è un punto nevralgico anche per il vicino accesso a Leicester Square e alla zona dei teatri del West End, motivo per cui è diventata anche nota come la “Times Square” di Londra. In realtà le similitudini con Times Square sono dovute soprattutto alla presenza dei celebri display pubblicitari luminosi, presenti nella piazza fin dagli inizi del ‘900, che ricordano – anche se su scala decisamente più piccola – quelli del più famoso incrocio di Manhattan. Infine, Piccadilly Circus si trova a breve distanza da St James e Green Park, nella zona di Buckingham Palace, mentre sull’altro lato della piazza, percorrendo Haymarket è possibile raggiungere con una breve passeggiata Trafalgar Square, i Musei più importanti della capitale e i luoghi del potere politico che governa il Regno Unito. Ma Piccadilly Circus è anche famosa per la celebre “fontana” (anche se di acqua non ce n’è neppure una goccia) che si trova proprio al centro della piazza e che è universalmente conosciuta come “Statua di Eros“, il Dio dell’amore della mitologia greca. Non tutti sanno (anche io l’ho appreso solo all’epoca del mio viaggio) che in realtà si tratta di una errata attribuzione, anche se ormai consolidata e convenzionalmente accettata da tutti. Il monumento infatti, realizzato da Alfred Gilbert nel 1885 e intitolato “Shaftesbury Memorial Fountain“, era originariamente dedicato all’Angelo della Carità Cristiana, da identificarsi nella mitologia greca con Anteros, figlio di Ares e Afrodite, fratello di Eros e “Dio dell’amore corrisposto“. Lo scatto fotografico Come detto in precedenza, le condizioni meteorologiche non erano delle più favorevoli: neve, vento freddo e in generale una luce piuttosto grigia anche a metà giornata, non consentivano di realizzare un’immagine di grande impatto cromatico o con look particolarmente “artistico”. Fra l’altro, trattandosi di una location molto popolare, non era neanche semplice realizzare una composizione particolarmente originale che potesse distinguersi fra le migliaia di foto simili presenti in rete. Infine, in quanto luogo sempre gremito di turisti e passanti che normalmente bivaccano a ridosso del monumento, era complicato anche trovare un modo di scattare l’immagine escludendo persone e volti riconoscibili. Dovendo scattare a mano libera, ho quindi preferito usare un obiettivo piuttosto insolito per questo tipo di situazione – il 35mm f/1.8 AF-S DX Nikkor – che potesse però garantirmi di scattare a velocità di sicurezza, sfruttando peraltro l’eccezionale nitidezza che questa lente notoriamente garantisce. Normalmente per fotografare monumenti e architettura sarebbe consigliabile un obiettivo grandangolare, ma in questo caso il 35mm DX si è rivelato assai utile proprio per escludere dall’inquadratura tutti gli elementi disturbanti (turisti in primis) che avrebbero reso oltremodo complicata la finalizzazione dell’immagine. Questi i dati EXIF dello scatto: S: 1/250 f/1.8 ISO: 100 La fase di post produzione è stata piuttosto semplice: mi sono limitato in Lightroom a mettere in bolla l’immagine, a controllare la temperatura colore e ad equilibrare ombre e luci. In Photoshop poi ho finalizzato l’immagine, rimuovendo eventuali macchie, controllando il rumore e applicando lo sharpening finale prima dell’esportazione del JPG definitivo. Anche la preparazione del file per l’inoltro alle agenzie microstock è stato piuttosto facile: come titolo ho preferito mantenere l’attribuzione convenzionale del monumento come “Statua di Eros” (del resto, se tutti la chiamano così, anche gli acquirenti la cercheranno presumibilmente con questo nome); inoltre non è stato un problema trovare le giuste keywords e completare la fase di submission presso le varie agenzie. Nonostante il soggetto non particolarmente originale (mi sarei aspettato molte rejection per eccesso di offerta), il file è stato approvato praticamente da tutte le agenzie senza riserve e non soprende quindi che nel tempo abbia generato parecchi download, pur avendo molta concorrenza agguerrita a livello di offerta. Mi sembra quindi un buon esempio di come anche gli scatti più semplici e “turistici”, a patto che siano impeccabili dal punto di vista tecnico e indicizzati correttamente, possano generare download e ricavi nel medio lungo periodo per i contributors. Ed è anche l’ennesima prova che la stock photography di viaggio, seppure costituisca una nicchia nel mondo del microstock, è pur sempre in grado di produrre risultati soddisfacenti sia nel breve che nel medio-lungo periodo. L’uso di questa immagine sui siti internet Ci sono molte occorrenze fra i risultati di ricerca di questa immagine su Google: se è vero che si tratta di una immagine comune, quindi apparentemente poco distinguibile in una ricerca online, alcuni dettagli (come la luce grigia o la bandiera che sventola sul margine sinistro dell’inquadratura) mi hanno permesso di invididuarla facilmente fra i risultati di ricerca. Ovviamente l’uso più frequente che si fa di questa immagine è su blog o siti che si occupano di viaggi e turismo verso Londra e l’Inghilterra, con numerosi esempi provenienti da ogni parte del mondo (es. ViveLondres.es, Logitravel.com, PlanetWare.com, WeLoveExpedia.com e altri). Inoltre, questa immagine è stata utilizzata dal noto blog Womanitely.com in un articolo che celebra le 10 strade più belle del mondo, fra le quali ovviamente compare anche Piccadilly Circus. Questo articolo è stato poi replicato da vari blog e siti in tutto il mondo, specialmente in paesi asiatici. Fra gli altri utilizzi, siti di agenzie immobiliari (come Brown&Carrol Living) oppure i numerosi siti di news che hanno ripreso un articolo di David Hoile “Africa must leave the ICC” (es. Leadership.ng, Chidiukwu.com e altri). Come di consueto, qui di seguito una carrellata dei principali esempi di utilizzo che sono riuscito a rintracciare (clicca sulle immagini per vederle ingrandite e sfogliare la galleria oppure clicca sul link nella didascalia per visitare la pagina online, se ancora disponibile): Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: – Panoramica sulle principali agenzie Microstock – Criteri di valutazione delle agenzie Microstock – Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock – Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker   Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!  [...] Read more...
14 Giugno 2015Villa Adriana è un luogo estremamente affascinante. Situata vicino Tivoli, a pochi chilometri da Roma, è indubbiamente uno dei maggiori esempi di autentica “Grande Bellezza” troppo spesso sottovalutata, per mancanza di tempo o per questioni meramente logistiche, da chi visita la Capitale. Si tratta di un complesso archeologico di dimensioni considerevoli (circa 120 ettari) che ospita una sorta di reggia ante litteram, fatta costruire dall’imperatore Adriano nel II secolo D.C. “Villa Adriana è indubbiamente uno dei maggiori esempi di autentica “Grande Bellezza” troppo spesso sottovalutata”La villa è organizzata in una complessa serie di edifici e di piazze che servivano di fatto a svolgere funzioni di rappresentanza e di servizio, oltre che di residenza imperiale. Al di là dell’importanza storica e archeologica del sito (dichiarato fra l’altro Patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1999), quello che incanta di questo luogo sono la pace e la tranquillità che regnano fra le rovine e i monumenti. Perfino di domenica non c’è pericolo di fare lunghe code all’ingresso, ne’ di essere disturbati da orde di turisti durante la visita dell’area. “Quello che incanta di questo luogo sono la pace e la tranquillità che regnano fra le rovine e i monumenti”Il complesso non ha barriere architettoniche e non richiede più di 2 ore per essere visitato in tutta tranquillità. Per di più, la ricca vegetazione dell’area e gli enormi specchi d’acqua presenti sul sito, ne fanno decisamente un luogo piacevole da visitare anche solo per passeggiare senza meta, magari alla ricerca di un po’ di relax e di frescura nelle giornate più calde. Erano anni che non mi capitava di visitare Villa Adriana: l’ultima volta che ci ero stato di sicuro non avevo ancora sviluppato la mia passione per la fotografia (o per lo meno ancora non avevo la mia reflex) e quindi era da tanto tempo che desideravo tornarci “armato” della mia attrezzatura e pronto a portarmi a casa qualche souvenir fotografico che potesse tornarmi utile nell’arricchire ulteriormente il mio portfolio di immagini da proporre alle agenzie microstock. E così, una bella domenica di Aprile, ho deciso di dedicare una mattina all’esplorazione di Villa Adriana con in spalla il mio zaino fotografico e tutti i ferri principali del mestiere (treppiede, filtri, tele e grandangolo). Questa è la storia del photowalk di Villa Adriana. Raggiungere Villa Adriana dal centro di Roma è piuttosto semplice: in auto si percorre l’autostrada A24 Roma-Teramo, si esce a Tivoli e si prosegue per altri 3km fino a Villa Adriana, molto ben segnalata fin dall’uscita autostradale. Nei pressi dell’ingresso c’è un ampio parcheggio a pagamento (molto economico). La visita inizia con una passeggiata in leggera salita su via del Lago di Lesina, un lungo viale alberato che dall’ingresso della Villa conduce fino a un chiosco con un plastico dell’intero complesso archeologico. Il Pecile La prima zona che si incontra attraversando il grande muro di cinta è il Pecile. Si tratta di una ricostruzione del portico dipinto dell’Agorà di Atene e si presenta attualmente come un’enorme piscina grande più o meno come un campo da calcio e circondata da alberi di vario genere (olivi, cipressi, alberi di ciliegio), mentre in origine era circoscritta da un quadriportico colonnato che ne delimitava il perimetro sui quattro lati.     Appena oltre il Pecile si incontra l’Edificio con tre Esedre, vestibolo di quella che era molto probabilmente la residenza privata dell’Imperatore Adriano. Le Terme Proseguendo oltre si incontra l’enorme complesso termale, suddiviso in Grandi Terme e Piccole Terme, queste ultime presumibilmente destinate alla famiglia imperiale. Gli edifici che compongono il complesso termale sono di dimensioni considerevoli e mostrano ancora oggi dettagli che testimoniano la ricchezza delle soluzioni architettoniche usate per suddividere e allo stesso tempo arricchire gli ambienti.    Il Canopo Continuando la passeggiata verso sud oltre il complesso termale, si giunge in quella che senza alcun dubbio si può definire come la più classica delle “cartoline” di Villa Adriana: il Canopo. Si tratta di una lunga piscina circondata ancora oggi per larghi tratti da statue greche e colonne corinzie. La piscina costituisce la rappresentazione del canale egizio che congiungeva l’omonima città di Canopo con Alessandria e si dice che sia stata costruita proprio come rievocazione storica del viaggio di Adriano in Egitto.     Fra le statue che circondano la piscina, degne di nota sono la statua di Ares nella parte colonnata, una serie di Cariatidi sul lato occidentale e addirittura un coccodrillo sul lato orientale.     Altri edifici degni di nota Risalendo il lato orientale della Villa si incontrano una serie di edifici che costituivano il vero cuore dell’intero complesso. Fra questi, da menzionare sicuramente la Sala delle Colonne Doriche e la Piazza d’Oro, così ribattezzata in tempi moderni per via della ricchezza dei materiali di cui erano composti originariamente gli arredi architettonici e le sculture presenti nell’intera struttura. Notevole anche l’Edificio con Peschiera, considerata la vera residenza dell’Imperatore per via della centralità dell’edificio rispetto all’intero complesso, nonché della ricchezza dei dettagli architettonici. E ancora, sempre nella stessa area della Villa, il Palazzo Imperiale, la Sala dei Filosofi e gli Hospitalia. Purtroppo all’epoca di questo photowalk il Teatro Marittimo (altra celebre “cartolina” di Villa Adriana) non era accessibile a causa di lavori di restauro in corso.        Villa Adriana in Microstock Devo confessare che il momento della giornata in cui ho visitato Villa Adriana (fra le 11.00 e le 14.00) non era dei più favorevoli per quanto riguarda la luce: una giornata calda e il sole a picco non sono sicuramente le condizioni migliori per scattare immagini da proporre alle agenzie microstock, ma tant’è, non avevo alternative. In questi casi si rischia di scattare spesso in controluce, con ombre dure e riverberi difficili da sistemare in post produzione. Per ovviare a questi problemi, oltre a usare il filtro polarizzatore, ho preferito ricorrere anche al bracketing, in modo da ottenere esposizioni equilibrate attraverso la tecnica HDR e anche di rendere più accattivanti e originali delle immagini che altrimenti avrebbero fatto fatica a distinguersi dalle foto di Villa Adriana realizzate da altri autori e già presenti, seppure non in maniera massiccia, sulle principali agenzie microstock. Per quanto riguarda gli aspetti legali è da notare che, pur essendo un luogo soggetto al pagamento di un biglietto di ingresso, la riproduzione e la commercializzazione delle immagini di Villa Adriana non viola alcun copyright e quindi non è necessario dotarsi di una specifica autorizzazione (model release). In realtà su questo aspetto ho dovuto combattere un po’ con i reviewers di Shutterstock, che mi hanno rifiutato alcune immagini proprio con questa motivazione (model release required): insistendo e spiegando che nel loro database c’erano già decine di immagini “unreleased” di Villa Adriana, sono riuscito ad avere una seconda revisione e una valutazione solo sugli aspetti tecnici delle immagini. Per quanto riguarda i soggetti, oltre agli edifici storici e i dettagli architettonici (alcuni veramente notevoli, come le statue greche e le colonne corinzie), molto interessanti anche i giardini e la ricca vegetazione, che rendono Villa Adriana un posto veramente idilliaco.        Infine, anche una buona serie di textures per sfondi, grazie alle innumerevoli trame sui muri antichi, le pavimentazioni a mosaico, le venature delle colonne ed altri elementi architettonici.     Complessivamente, fra scatti principali e versioni con trattamenti specifici (BW, HDR e altri filtri artistici) ho realizzato un batch di oltre 100 nuove immagini tratte da questo photowalk, che ho inviato alle agenzie progressivamente nel mese di Maggio. I risultati in termini di accettazione sono stati come al solito piuttosto variabili da agenzia ad agenzia, ma in alcuni casi decisamente sorprendenti. Qui di seguito una tabella con il riepilogo del grado di accettazione da parte delle principali agenzie: Shutterstock: 16% Pond5: 2% Kozzi: 100% iStock: 56% Dreamstime: 58% Colourbox: 100% Fotolia: 58% CanStock: 61% Veer: 55% Depositphotos: 65% BigStock: 54% MostPhotos: 100% 123RF: 80% Photodune: 8% Photokore: 100% Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!   [...] Read more...
13 Febbraio 2015Nella quarta puntata della rubrica “Uso delle mie immagini”, esaminiamo un altro caso di immagine editoriale, questa volta scattata a Philadelphia (USA) nel 2013 e avente per soggetto una delle più celebri versioni della scultura “Love” di Robert Indiana. Anche in questo caso, si è trattato di una foto scattata senza troppa preparazione, soprattutto a causa delle pessime condizioni meteorologiche: pioveva, c’era vento forte e arrivavano schizzi sulla lente sia dalla pioggia che dalla fontana sul retro della scultura. L’unico vantaggio è che pur essendo pieno giorno e in una delle zone più turistiche di Philadelphia, non c’era anima viva in giro e quindi per lo meno non c’era il disturbo dei passanti che normalmente circondano questo monumento. In post-produzione poi sono riuscito ad eliminare i difetti principali, ma indubbiamente la luce in quel giorno non era delle migliori. Anche in assenza di persone riconoscibili, per evitare problemi di copyright infringement della scultura, ho preferito proporre l’immagine in vendita con licenza editoriale, ovviamente soltanto alle agenzie che trattano questo tipo di licenza. Nonostante questo, piuttosto inaspettatamente, l’immagine è fra quelle che generano più download nel mio intero portfolio ed ha per lo più utilizzi su siti che hanno a che fare con i viaggi e il turismo verso gli USA e la Pennsylvania. Come lo so? Ovviamente tramite la ricerca per immagini di Google, che mi ha permesso di individuare i numerosi siti sui quali l’immagine è stata utilizzata. Come al solito, non c’è modo di conoscere gli altri utilizzi al di fuori di internet. Qui di seguito una raccolta dei principali esempi di utilizzo che sono riuscito a rintracciare.  Un paio di essi fanno riferimento a testate o siti di grande notorietà (es. Huffington Post) e addirittura con citazione dei credits dell’autore, ossia del sottoscritto (es. City Pass Philadelphia e Savannahnow). Cliccando sulla singola immagine è possibile vedere un ingrandimento della stessa, mentre cliccando sulla didascalia è possibile visitare la pagina in cui l’immagine è utilizzata, se ancora disponibile. Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: – Panoramica sulle principali agenzie Microstock – Criteri di valutazione delle agenzie Microstock – Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock – Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker   Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!  [...] Read more...
22 Settembre 2014In questa terza puntata della rubrica “uso delle mie immagini“ prendiamo in esempio il caso dell’immagine visibile in testa a questo articolo: la foto è stata scattata sulla 6th avenue (detta anche Avenue of the Americas) a Manhattan nel 2013. Questa via è caratterizzata, soprattutto nel tratto che corre parallelo a Times Square, da una lunga schiera di grattacieli squadrati e posti uno accanto all’altro, su entrambi i lati della strada. Poichè si tratta di grattacieli “classici” (se così si può dire), contraddistinti dalla massiccia presenza di acciaio e vetro, questa parte di New York è quella che, probabilmente più di ogni altra zona, rappresenta al meglio i concetti di Business, Finanza e quant’altro sia associato al mondo degli affari. Va detto che la gran parte degli edifici di Manhattan sono coperti da Copyright (es. l’Empire State Building) ed è quindi possibile metterne in vendita le immagini soltanto con licenza editoriale, tramite le agenzie che trattano questo tipo di licenza. Nel caso in questione però, vista la genericità degli edifici e il fatto che essi siano ritratti in maniera solo parziale, per di più senza che sia presente un soggetto principale, ho potuto avere l’approvazione per questa immagine dalle agenzie con licenza standard. Per quanto riguarda l’utilizzo che viene fatto di questa immagine, per lo meno sul web, la sua vicinanza ai concetti di Business e Finanza fanno si che l’immagine sia utilizzata soprattutto su siti internet che parlano di questi argomenti, come ad es. blog e siti di informazione sulle borse e sui mercati finanziari, siti di società di investimenti, agenzie assicurative, banche e perfino studi legali, di architettura o immobiliari. Qui di seguito alcuni esempi rintracciati tramite la ricerca per immagini di Google (clicca sulle immagini per vederle ingrandite oppure sul link nella didascalia per visitare la pagina online, se ancora disponibile): Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: – Panoramica sulle principali agenzie Microstock – Criteri di valutazione delle agenzie Microstock – Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock – Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker   Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!  [...] Read more...
29 Luglio 2014Seconda puntata della rubrica “uso delle mie immagini“, in cui cerco di mostrare alcuni esempi concreti di come le mie immagini vengono utilizzate sul web dagli acquirenti delle agenzie microstock. In questa puntata esaminiamo il caso dell’immagine in testa all’articolo, scattata davanti al celebre Apple Store sulla 5th avenue a New York nel 2013. L’immagine, lo confesso, è una tipica snapshot turistica, scattata senza troppe pretese artistiche. Fra l’altro, la presenza pressochè ininterrotta di turisti, curiosi e acquirenti del negozio, rendeva assolutamente impossibile scattare in assenza di persone riconoscibili. Inoltre, se anche la 5th avenue fosse stata completamente deserta, la presenza del logo Apple e l’architettura riconoscibile avrebbero reso comunque impossibile proporre l’immagine con licenza commerciale standard. L’unica possibilità era quindi proporre l’immagine per un uso esclusivamente editoriale. Per approfondimenti sulle immagini editoriali ti consiglio il mio articolo sugli aspetti legali delle immagini microstock, nonchè l’elenco delle agenzie che le accettano (non tutte lo fanno). Tornando all’immagine dell’Apple Store 5th Ave, nonostante si tratti di un’immagine editoriale e senza troppe pretese, è indubbiamente una delle immagini del mio portfolio con più download nell’ultimo anno. Nella maggior parte dei casi si tratta di riviste e magazine online che usano l’immagine per commentare articoli riguardanti la Apple, per lo più dal punto di vista economico e finanziario. In altri casi si tratta di blog o siti che fanno recensioni sui prodotti Apple o parlano dei rumors su aggiornamenti e nuovi dispositivi in fase di lancio. Qui di seguito alcune schermate di esempio (clicca sulle immagini per vederle ingrandite oppure sul link nella didascalia per visitare la pagina online). Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: Panoramica sulle principali agenzie Microstock Criteri di valutazione delle agenzie Microstock Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker < p style=”color: white; font-size: 25px; font-weight: bold; text-align: center;”> Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social! < p style=”text-align: center;”> [...] Read more...
10 Luglio 2014Con questo articolo inauguro una nuova rubrica, nella quale inserirò periodicamente alcuni esempi di come le mie immagini vengono utilizzate sul web. Gli esempi sono rintracciati in rete tramite la ricerca per immagini di Google, di cui ho avuto modo di parlare nelle altre pagine del blog “Come vengono utilizzate le foto vendute tramite Microstock?” e “Risorse Web per i Contributors“. Partiamo proprio dall’immagine in testa a questo articolo, scattata a Moorea in Polinesia Francese nel 2012, durante uno dei miei viaggi più indimenticabili di sempre. Si tratta sicuramente di una delle mie immagini più vendute dalle varie agenzie microstock, tanto da comparire stabilmente fra i primi risultati quando si cerca la parola “Polynesia” su Shutterstock. Fortunatamente è una immagine piuttosto insolita perchè scattata al crepuscolo, con colori diversi da quelli che si vedono abitualmente nelle immagini di spiagge esotiche come Maldive e Polinesia. Tutto questo rende la ricerca per immagini su Google particolarmente efficace, ed in effetti i risultati della ricerca sono numerosissimi, per lo più riferiti ad agenzie di viaggio, tour operator o siti e blog che parlano di vacanze. Qui di seguito qualche esempio (clicca sulle immagini per vederle ingrandite oppure sul link nella didascalia per visitare la pagina online, se ancora disponibile): Gli esempi di utilizzo di questa immagine sui siti dei tour operator e delle agenzie di viaggio sono innumerevoli e troppi per citarli tutti. Merita però una menzione il sito Zingarate.com, noto portale in cui si parla di viaggi e destinazioni turistiche, di cui confesso essere un frequente visitatore. Soddisfazione enorme quindi nel vedere la mia immagine usata per illustrare le “isole più romantiche del mondo”. La soddisfazione più grande che mi ha regalato questa immagine finora è legata però all’utilizzo che ne ha fatto niente di meno che la Air France, compagnia aerea di bandiera francese, per pubblicizzare i propri voli verso i territori d’oltremare. Infine, qui di seguito una carrellata di altri esempi di utilizzo dell’immagine su siti internazionali. Per saperne di più su come vengono utilizzate le immagini vendute tramite le agenzie microstock, clicca qui. Altre risorse: Panoramica sulle principali agenzie Microstock Criteri di valutazione delle agenzie Microstock Tutorial dallo scatto fotografico alla vendita tramite agenzie Microstock Fonti Bibliografiche e risorse online per fotografi microstocker   < p style=”color: white; font-size: 25px; font-weight: bold; text-align: center;”> Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social! < p style=”text-align: center;”> [...] Read more...
23 Maggio 2014Dopo alcuni mesi in cui la mia produzione di nuove immagini per il microstock aveva subìto un forte rallentamento, finalmente sono riuscito a trovare il tempo per dedicarmi alla post-produzione di alcuni scatti che avevo realizzato lo scorso Marzo, sull’onda lunga del successo agli Oscar del film di Paolo Sorrentino “La Grande Bellezza”. Non è compito di questo articolo recensire o criticare in alcun modo il film, ma al di là dell’idea che ognuno di noi possa essersi fatto a riguardo, un indubbio merito di questa pellicola, peraltro unanimemente riconosciuto, è quello di aver mostrato in maniera spettacolare e coinvolgente alcuni dei luoghi più suggestivi di Roma, da quelli più noti (Colosseo, Gianicolo, Piazza Navona, Via Veneto) a quelli un po’ meno conosciuti perfino da chi a Roma ci vive o ci abita da tutta la vita. In particolare una delle scene più ironiche del film – quella in cui una presunta artista d’avanguardia si esibisce in una clamorosa “capocciata” contro la colonna di un antico acquedotto romano – è ambientata all’interno del Parco degli Acquedotti, nei pressi dell’Appia Antica. Si tratta di un’area pubblica piuttosto grande, in cui si intrecciano i resti di ben 7 acquedotti di epoca romana, nei pressi dei quali le persone sono solite passeggiare, fare jogging e stare all’aria aperta in maniera apparentemente indifferente verso la rilevanza storica e archeologica di questo luogo straordinario. Di certo però il film di Sorrentino ha ridato notorietà internazionale a questo parco, che è già diventato una meta inclusa più di frequente negli itinerari turistici dei visitatori della capitale. Ed è così che in una domenica pomeriggio ho deciso di fare una passeggiata come Jep Gambardella, portandomi però dietro il mio zaino fotografico, le mie ottiche, i filtri e l’immancabile treppiede. L’idea era quella di catturare qualche immagine suggestiva approfittando della luce dorata del tardo pomeriggio. Ed in effetti la luce era davvero notevole, anche se, a seconda del punto di osservazione, l’esposizione di alcune inquadrature era resa problematica da un forte controluce. In altri termini, o esponevo correttamente i ruderi, avendo però un cielo completamente sovraesposto (immagine 1), oppure esponevo in maniera da avere un tramonto con più dettaglio, ottenendo però dei ruderi particolarmente scuri e pieni di ombre (immagine 2). L’unica soluzione era usare il bracketing, unendo poi le foto in post-produzione per ottenere una immagine HDR (High Dynamic Range) correttamente esposta in tutte le zone dell’inquadratura. Questo il set allestito: Nikon D5100, lente 18-55mm con filtro polarizzatore e paraluce, treppiede, scatto remoto e funzione bracketing con 3 differenti esposizioni (-1, 0, e +1 EV). Tornato a casa, ho unito le terne di scatti in Photoshop attraverso il plugin HDR Efex Pro di Nik Collection, cercando di non eccedere con la saturazione dei colori per ottenere un effetto quanto più realistico possibile. Qui di seguito il risultato al termine della post-produzione. Incoraggiato dal risultato, sono riuscito a tirar fuori 14 scatti buoni, dai quali ho realizzato anche 9 versioni alternative in bianco e nero oppure seppia, per un totale di 23 immagini che ho deciso di confezionare adeguatamente per l’invio alle agenzie microstock. Dopo aver sottoposto le medesime immagini a tutte le agenzie con cui collaboro ed aver atteso pazientemente il processo di revisione dei files, ecco i risultati di approvazione delle prime 10 agenzie, in alcuni casi piuttosto sorprendenti: Shutterstock: 5 su 23 123RF: 7 su 23 Photodune: 1 su 23 (insolitamente rigidi) Depositphotos: 23 su 23 Fotolia: 11 su 23 (meglio del solito) Dreamstime: 14 su 23 iStock: 22 su 23 (insolitamente generosi) CanStockPhoto: 5 su 23 BigStock: 20 su 23 (in totale disaccordo con Shutterstock, eppure condividono gli stessi uffici!) Pond5: 15 su 23 Qui di seguito alcune delle immagini attualmente in vendita tratte da questa sessione. In ogni caso questa piacevole passeggiata fra gli acquedotti romani mi ha regalato svariate decine di foto approvate, che vanno ad incrementare il mio portfolio online in maniera significativa rispetto al mese precedente. Peraltro, fin dai primi giorni, 2 o 3 immagini hanno iniziato a vendere bene sia su Shutterstock che su Fotolia, facendo presagire buoni risultati attesi per le prossime settimane. E allora viva “La Grande Bellezza“, che mi ha dato lo spunto per passare una bella giornata in un luogo davvero speciale di Roma, oltre a darmi l’ispirazione e lo stimolo per tornare a pubblicare immagini per incrementare il mio personale portfolio. E chissà che non mi venga in mente a breve di fare qualche altra passeggiata nelle altre location del film… Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo sui social!   [...] Read more...